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Mafia Resuttana-San Lorenzo

Le mani della mafia sull'ippodromo, gare decise dai boss: 9 arresti

Gli indagati - allenatori, ma anche gestori di scuderie - sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive

Erano i boss di Cosa nostra a decidere l'esito della gare all'ippodromo. Così hanno accertato i carabinieri, che stamani hanno arrestato nove persone, ritenute a vario titolo responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive. Gli indagati sono ritenuti dagli inquirenti vicini al clan di San Lorenzo e Resuttana. Si tratta di allenatori, driver e gestori di scuderie. C'è anche la giovane promessa dell'ippica siciliana Gloria Zuccaro, finita ai domiciliari.

I nomi degli arrestati

I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. L'indagine è coordinata dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi. L'operazione è stata denominata "Corsa nostra" ed è lo sviluppo dell'operazione "Talea" del dicembre 2017".

Secondo quanto accertato, la mafia esercitava sull’ippodromo "un controllo pressoché totale richiedendo, attraverso addetti del settore 'vicini', una percentuale del volume d’affari dell’ippodromo, quantificabile in 4.000 (quattromila) euro al mese;  manipolando le corse attraverso alcuni storici driver, vicini agli affiliati mafiosi, i quali minacciavano i colleghi in modo da alterare il risultato; lucrando sulle scommesse relative alle corse ippiche, effettuate sia presso gli sportelli presenti all’interno dell’ippodromo sia presso la rete delle agenzie esterne dislocate sul territorio, facendo confluire le relative vincite nelle casse dell’organizzazione mafiosa".

Pizzo, "legnate" agli incorruttibili e mazzette: retroscena e intercettazioni

In particolare, a comandare sarebbero stati Giovanni Niosi e Sergio Napolitano "in periodi diversi, già reggenti del mandamento di Resuttana". "I due uomini d’onore - spiegano i carabinieri - in periodi storici diversi si facevano affiancare da soggetti interni al mondo delle corse ippiche (Niosi da Giuseppe Greco e Napolitano da Massimiliano Gibbisi e Salvatore La Gala) i quali si adoperavano per veicolare le direttive e far sì che diversi titolari di scuderie e driver compiacenti ponessero in essere una serie di condotte fraudolente e di intimidazioni nei confronti degli altri colleghi finalizzate a consentire al prescelto di cosa nostra di vincere la gara. Nel caso in cui uno dei driver non si fosse sottomesso alle indicazioni provenienti dagli esponenti mafiosi, venivano poste in essere gravi ritorsioni nei suoi confronti: dalle minacce di morte (come rivelato dalle intercettazioni eseguite in questo segmento di indagine), agli attentati intimidatori e alle aggressioni". 

Corse truccate e summit nelle scuderie | Video

La struttura di viale del Fante è chiusa già da un anno, in seguito all’interdittiva nei confronti della società di gestione per "condizionamenti e di infiltrazioni mafiose”. Ora, l’indagine della procura e dei carabinieri svela i retroscena. E dei tantacoli della mafia sulle corse all'ippodromo "La Favorita" aveva parlato anche il pentito Giovanni Vitale, detto il "Panda"  "Le corse erano tutte truccate - aveva detto al pm Annamaria Picozzi - non ce n’era una che non lo fosse. Al momento in cui noi entravamo all’ippodromo, automaticamente la corsa era truccata. Si vede subito, quando è così. Io l'avevo detto che facendo quella corsa (non precisa quale ndr) ci sarebbero stati problemi. C'erano ragazzi nuovi, che avevano preso da poco il patentino. Ma Gioacchino Intravaia aveva per forza 'scritto' quella corsa".

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