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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia Via del Vespro

Finte ordinazioni, "messe a posto" e minacce: così i boss dettano le regole

I retroscena dell'operazione che ha portato all'arresto di quattro persone da parte della polizia. Sono accusati di avere taglieggiato il titolare di una rosticceria a pochi passi dal Civico. Gli assetti delle cosche passano dai bar degli ospedali

Un'ingente finta ordinazione di pezzi di rosticceria, cartelloni pubblicitari oscurati, violenze e intimidazioni. Così i boss di Cosa nostra dettavano legge nella zona dell'ospedale Civico. Nel mirino delle cosche un imprenditore che aveva "osato" aprire una rosticceria a pochi passi dal nosocomio. La lunga serie di violenze è stata accertata dalla polizia, che oggi ha arrestato quattro presunti estorsori.

In manette sono finiti: Vincenzo Giudice, 37 anni; Eugenio Donato, 35 anni; Piero Misterio Oriti, 34 anni; Attilio Di Stefano, 47 anni. I quattro, tutti pregiudicati, sono accusati di "estorsione aggravata dall’aver agito in favore dell’associazione mafiosa”. A Giudice e Donato è anche contestato il reato di rapina aggravata. Giudice era già stato arrestato martedì nell'ambito dell'operazione dei carabinieri "Verbero". Per gli inquirenti è uno dei "triumviri" che detta le regole del mandamento.

UN MESE DI INTIMIDAZIONI - Le indagini sono state condotte dalla sezione criminalità organizzata della squadra mobile palermitana con i colleghi del commissariato Porta Nuova. Gli agenti hanno accertato che gli indagati hanno agito tra il mese di agosto e quello di settembre del 2014. L’estorsione, le modalità di comportamento e il linguaggio dei suoi autori, per gli inquirenti sono un “manifesto” del modus operandi mafioso. L’escalation di minacce e di pressioni ha visto i malviventi censurare, persino, i cartelloni pubblicitari. Il nuovo locale avrebbe infatti potuto danneggiare gli affari del bar interno all'ospedale. Ulteriore, inequivocabile, avvertimento la fantomatica ordinazione di numerosi pezzi di rosticceria, fatti tagliare a metà, destinati a un reparto dell'ospedale. L'ordine era fasullo, ma aveva l'unico scopo di arrecare un danno al titolare della rosticceria. Il cibo, tagliato, una volta restituito era ovviamente inservibile ad altra clientela.

Mafia, smantellato clan Pagliarelli - LE FOTO

UN MANDAMENTO IN CERCA DI STABILITA' - Per gli inquirenti l'avere preso di mira il ristoratore rappresenta il sintomo di "fibrillazioni e contrasti" all’interno di uno dei più importanti “mandamenti” cittadini, quello di “Pagliarelli". A pagare il prezzo di tali contrasti, la vittima dell’estorsione, doppiamente taglieggiata da cosa nostra. Il ristoratore ha, infatti, pagato la “messa a posto”, per ben due volte, ad altrettanti gruppi criminali. Esattamente come emerso nei mesi scorsi anche nell'ambito di un'altra indagine, la "Grande Passo 2", che a gennaio aveva portato a 4 arresti in provincia. I primi a farsi avanti sono stati Oriti e Di Stefano, che hanno avanzato la richiesta di quindicimila euro, ottenendo una prima rata di duemila euro. Poi Giudice e Donato, esponenti “ufficiali” di cosa nostra sul territorio dell’attività commerciale ha, invece, preteso la somma di diecimila euro, ottenendo una prima dazione pari a cinquemila euro. Gli inquirenti spiegano come "Di Stefano, emissario di Oriti, dopo avere intascato il denaro, ha voluto, pericolosamente, deviare rispetto alla regola non scritta di cosa nostra, secondo la quale, responsabili e gestori della 'messa a posto' degli esercizi commerciali sono i referenti del mandamento, territorialmente competente".

PUNIZIONI INTERNE AL MANDAMENTO - L'atteggiamento spavaldo è costato caro a Di Stefano che, attirato in un’imboscata dai suoi rivali, con a capo Giudice (ritenuto capo della famiglia del “Villaggio S.Rosalia” e importante esponente del mandamento di “Pagliarelli”) è stato selvaggiamente picchiato e rapinato del borsello contenente denaro ed effetti personali. Proprio il ritrovamento del borsello, da parte dei poliziotti del commissariato Porta Nuova ha rappresentato un importante tassello per la ricostruzione della vicenda estorsiva.

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