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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

"Gestiva lo spaccio di droga per conto dei boss", maxi sequestro per Tommaso Catalano

Arrestato più volte, è ritenuto punto di riferimento del mandamento di Porta Nuova per lo spaccio di hashish e coca provenienti da Napoli. Sequestrati beni per 600 mila euro

Beni per un valore complessivo di 600 mila euro sono stati sequestrati a Tommaso Catalano, 56 anni. Il provvedimento, eseguito dalla polizia, è stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale su proposta del questore. Per gli inquirenti è il referente del mandamento mafioso di Porta Nuova per l'approvvigionamento della droga dalla Campania e la vendita in città.

"Catalano - spiegano dalla Questura - è coinvolto in indagini per spaccio di droga e detenzione di armi a partire dal 1985". Nel 2003 è stato sottoposto per due anni e mezzo alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, scontata nel 2006 e terminata nel 2009 a causa del suo precedente stato di detenzione.

Nel dicembre 2015, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione "Panta Rei", insieme ad altre 38 persone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. Catalano, insieme al figlio Pietro e ad altri, per gli inquirenti è "parte di un'associazione per traffico di hashish e cocaina tra la Campania e la Sicilia".  Avrebbe agito per conto del mandamento mafioso di Porta Nuova, per il quale gestiva la rete di vendita, il procacciamento della clientela, l’importazione della sostanza stupefacente dalla Campania e il mantenimento dei contatti con i fornitori".

Le indagini hanno fatto emergere il "ruolo di spicco assunto da Catalano e dal figlio all’interno dell’organizzazione mafiosa, proprio nella gestione del traffico di stupefacenti. Al Catalano era stata riconosciuta dall’organizzazione, infatti, un’indubbia 'professionalità', maturata negli anni di attività criminali tanto da esser riconosciuto nell’ambiente criminale quale persona assolutamente affidabile per la trattazione degli affari criminali".

Nel corso di un colloquio intercettato dagli investigatori, Ciro Spasiano  - definito dalla polizia un “qualificato” trafficante napoletano -parlando con Pietro Catalano Pietro dice che per la vendita delle partite di droga sull’asse Campania – Sicilia preferiva mantenere rapporti
esclusivamente con lui e con suo padre.

Gli accertamenti patrimoniali hanno dimostrato che Catalano non aveva entrate lecite idonee per giustificare il tenore di vita assunto. Nonostante il reddito dichiarato fosse al di sotto della soglia di povertà assoluta, la moglie  aveva acquistato due immobili a Palermo e una villetta a Trabia.

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