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Sabato, 20 Aprile 2024
Mafia Corleone

Processione s'inchina a lady Riina, il genero del boss attacca: "Buffoni"

Tony Ciavarello, genero del Capo dei Capi, critica su Facebook lo storico di mafia Dino Paternostro, "colpevole" di avere condiviso l'articolo sulla vicenda sul suo profilo

"Signor Paternostro, questa volta le devo dare l'occasione di denunciarmi, ma me lo lasci dire: Buffone Lei e il suo collega che ha scritto l'articolo. Ma lei più di chi lo ha scritto, visto che conosce benissimo le tradizioni corleonesi e dà visibilità a altri buffoni che per due lire spalano fango su un intero paese". E' il post offensivo scritto su Facebook da Antonino Ciavarello, detto Tony, all'indirizzo di Dino Paternosto, sindacalista Cgil che ha postato l'articolo di Repubblica sulla processione di San Giovanni a Corleone. Il corteo ha fatto una sosta proprio davanti a casa Riina, in via Scorsone, nel cuore del paese. Ninetta Bagarella, la moglie di Totò, era affacciata al balcone con le sorelle.

Sulla bacheca di Paternostro è così scoppiata una accesa discussione. Intanto il commissario di polizia e il maresciallo dei carabinieri, che erano presenti nel momento dell'inchino, hanno inviato una relazione alla procura distrettuale antimafia. Il parroco di Santa Maria, padre Domenico Mancuso, si è detto amareggiato e ha garantito che episodi del genere non si ripresenteranno. Ancora più netto il  vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, che nominato una commissione d'inchiesta. 

Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco Leoluca Orlando: "Mentre si attendono accertamenti e interventi da parte della Magistratura e della Arcidiocesi di Monreale, apprezzo la presa di posizione di Mons. Pennisi e del Prefetto.  Allo stesso tempo esprimo la mia solidarietà e condivisione agli agenti delle Forze dell'Ordine che si sono allontanati dalla processione". "Piena e incondizionata solidarietà al giornalista Salvo Palazzolo e Dino Paternostro - dice Riccardo Arena, presidente dell'ordine dei giornalisti regionale -. I giornalisti possono e devono scrivere, leggere, condividere, commentare quel che credono. I familiari dei mafiosi non fanno paura: noi siamo tanti, tanti di più".

Questo invece il commento del senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della commissione Antimafia: "Da quando Salvuccio Riina si è presentato al grande pubblico come aspirante capo, chiarendo che la mafia è in grado di reggere l'urto della reazione dello Stato, dentro il popolo di Cosa nostra c'è un fremito. Molti boss alzano la testa, sono pronti a reagire, a intimidire e se è il caso anche a colpire. L'inchino fatto durante la processione di San Giovanni sotto l'abitazione di Ninetta Bagarella non va sottovalutato. Ecco perchè già ieri avevo presentato un'interrogazione parlamentare per denunciare questo fatto grave".  "Sia chiaro - aggiunge - che lo Stato dovrà impedire a Giovanni Grizzaffi di ritornare a Corleone dopo la sua scarcerazione. Si tratta, infatti, di un altro capo mandamento tanto atteso. Altrettanto chiaramente denuncio le minacce fatte da Ciavarello, marito della figlia di Riina, a Dino Paternostro per aver postato sui social l'articolo di Salvo Palazzolo, pubblicato sul quotidiano 'la Repubblica', proprio sulla notizia dell'inchino. Le sue minacce la dicono lunga sullo stato d'animo di sfida che oggi attraversa una parte del mondo di Cosa nostra". "Lo Stato - conclude Lumia - deve rispondere colpo su colpo, per stroncare sul nascere il tentativo dei boss di rialzare la testa. L'ho detto già in occasione dell'agguato ad Antoci: è guerra e guerra sia".

"Si consuma l'ennesimo episodio di 'inchino' nella culla del capo dei capi", dice il senatore del M5S e componente della commissione Antimafia Mario Giarrusso. "Episodi ormai 'collaudati' che si ripetono da anni in diverse parti del Meridione; luoghi dove la mafia si vuole imporre a tutti i costi anche tramite l'ausilio di politici corrotti e purtroppo anche delle Istituzioni religiose. Questa volta l'episodio è accaduto a Corleone. Un 'inchino' in via Scorsone, sotto l'abitazione della moglie di Riina. È un fatto gravissimo", continua Giarrusso, che spiega come l'episodio "fa emergere il lato oscuro della complicità di chi non poteva non sapere della scelta di fermarsi sotto l'abitazione della moglie del Boss".

"Questo grave fatto - prosegue l'esponente M5S - avviene dopo una serie di episodi contrastati dalle forze dell'ordine con arresti effettuati nei mesi scorsi e di cattiva gestione pubblica che ha portato il ministro dell'Interno ad inviare un'ispezione per verificare l'esistenza di eventuali infiltrazioni mafiose presso il Comune di Corleone. Ispezione conclusa da alcune settimane ma ad oggi non conosciamo l'esito. L'altro grave episodio - dichiara il senatore Giarrusso - è l'intervista a Porta a Porta, trasmissione della tv di Stato, del figlio di Riina che ha di fatto sancito una nuova stagione tramite la 'personalizzazione mediatica' dei poteri mafiosi. Nelle prossime ore presenterò un'interrogazione parlamentare urgente per chiedere se il ministro Angelino Alfano intende intervenire nell'immediato al fine di contrastare tali dinamiche di 'potere mediatico mafioso' e quali misure di pubblica sicurezza intende attivare per garantire la vera libertà non solo alla comunità Corleonese, ma a tutte le altre comunità vittime degli 'inchini'".

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