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Giovedì, 28 Marzo 2024
Mafia

Confiscati beni per 1,5 milioni: allo Stato il patrimonio "occulto" della famiglia Riina

Tra i beni, sequestrati nel 2017, anche una villa a Mazara del Vallo nella quale il boss avrebbe trascorso parte della latitanza, conti correnti e società. Il Tribunale ha confermato che "gli investimenti fatti sono avvenuti in uno stato di profonda sperequazione"

Confiscati conti correnti, società e una villa alla famiglia di Totò Riina. Beni per circa un milione e cinquecentomila euro. I militari del Ros e i Carabinieri di Corleone hanno eseguito un decreto emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Prima penale per le misure di prevenzione - nell’ambito del procedimento a carico del boss Salvatore Riina, della moglie Antonina Bagarella e dei figli Giuseppe Salvatore, Maria Concetta, Lucia e Giovanni Riina. I beni erano già stati sottoposti a sequestro nel luglio 2017. Il Tribunale ha dunque confermato che "gli investimenti fatti nel tempo sono avvenuti in uno stato di profonda sperequazione, il cui saldo finale progressivo ammonta a ben 448 mila euro".

Allo Stato vanno nel dettaglio: una villa a Mazara del Vallo, Trapani, intestata al prestanome Vito Calandrino nella quale in passato, Salvatore Riina avrebbe trascorso la latitanza con il proprio nucleo familiare nel periodo estivo; 17 conti correnti; una quota di 5.700 euro, pari al 95% dell’intero capitale sociale, relativa alla partecipazione di Antonino Ciavarello, genero di Totò Riina, nella Clawstek Srl, società con sede a San Pancrazio Salentino (BR) che opera nel settore delle riparazioni meccaniche; una quota di 500 euro pari al 100% del capitale sociale, relativa alla partecipazione di Antonino Ciavarello nella Rigenertek Srl a capitale ridotto in liquidazione, società con sede a San Pancrazio Salentino (BR) che opera nel settore del commercio per corrispondenza di autoricambi; una quota di 5 mila euro pari al 100% del capitale sociale, relativa alla partecipazione di Antonino Ciavarello nella AC Service Srl, con sede a Lecce che opera nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio di autovetture e relativi cambi ed accessori.

Nel corso del procedimento di prevenzione era stata applicata l’amministrazione giudiziaria per sei mesi (poi prorogati per altri sei mesi) dell’azienda agricola Santuario Maria Santissima del Rosario di Tagliavia. 

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