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"Può impartire direttive criminali", confermato il 41 bis a Provenzano

Lo ha stabilito il Tribunale di sorveglianza di Roma respingendo il ricorso del legale del capomafia corleonese. Secondo i giudici non è venuta meno la pericolosità sociale del boss. I radicali: "Basso livello di democraticità del nostro Stato"

"Non è escluso in termini di certezza che il boss possa impartire direttive criminali anche attraverso i familiari o persone di fiducia". Resta al 41 bis Bernardo Provenzano, lo ha stabilito il Tribunale di sorveglianza di Roma respingendo il ricorso del legale del capomafia corleonese, Rosalba Di Gregorio. Provenzano è attualmente detenuto in regime di carcere duro all'ospedale San Paolo di Milano. Il suo avvocato aveva chiesto la revoca del 41 bis per le "gravissime condizioni di salute" del boss, ormai in stato vegetativo. Ma per i giudici non è venuta meno la pericolosità sociale di Provenzano, "capo indiscusso di Cosa nostra e punto di equilibrio tra le sue varie componenti".

Dura la replica dei Radicali italiani, da sempre attenti alla situazione delle carceri italiane. "La proroga del carcere duro ad un ultraottantenne incapace di intendere e di volere - afferma Rita Bernardini, Segretaria Nazionale - ed alimentato artificialmente e allettato, offende l'intelligenza ed è la dimostrazione del basso livello di democraticità del nostro Stato che usa metodi peggiori di quelli delle cosche per contrastare la criminalità organizzata di stampo mafioso. Siamo davanti all''inefficienza di uno Stato che, senza la gabbia di vetro del 41-bis, non è in grado di stoppare il passaggio di un pizzino che peraltro Provenzano non è nemmeno in grado di scrivere".

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