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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia Carini

Mafia, alla sbarra il clan di Carini: condannati gli eredi del boss Pipitone

Finiti in manette nel 2014 nel corso dell'operazione "Destino". Una perizia medica ha giudicato "incapace" l'anziano che, a 74 anni, è uscito dal processo. Condanne da 7 a 2 anni per cinque suoi familiari

Cinque condanne per i boss di Carini. Si è chiuso così il processo, davanti alla terza sezione del Tribunale, nato dall'operazione "Destino" portata a termine nel 2014 dai carabinieri. In manette presunti affiliati dei clan mafiosi di Carini e in particolare i parenti dell'anziano boss Angelo Antonino Pipitone, che era capomafia di Torretta, anche se originario di Carini.

Una perizia medica ha giudicato "incapace" Pipitone che, a 74 anni, è quindi uscito dal processo. La pena più alta è stata invece inflitta a Benedetto Pipitone che era accusato di estorsione, incendio, detenzione e porto illegale di armi: condannato a 7 anni. Quattro anni e 7 mesi per Epifania Pipitone (figlia di Angelo Antonino) accusata di estorsione, trasferimento fraudolento di valori; 3 anni e 3 mesi per Graziella Pipitone accusata di trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento; 3 anni per Angela Conigliaro accusata di trasferimento fraudolento di valori; e 2 anni per Franca Pellerito per favoreggiamento.

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Le indagini erano state avviate la notte di Capodanno del 2013, dopo l'incendio doloso di una stalla nelle campagne di Carini e l'uccisione di due cavalli e un suino. Gli investigatori individuarono come l'autore del gesto Benedetto Pipitone, ma il mandante era il suocero-boss, che all'epoca dei fatti era in carcere per estorsione e associazione per delinquere di stampo mafioso. L'intimidazione mirava a indurre il proprietario di una stalla, a vendere la propria quota. Nel corso dell'attività investigativa, inoltre, i carabinieri erano anche riusciti a ricostruire "una fitta rete di prestanome, grazie ai quali l'anziano boss, pur trovandosi recluso dal gennaio 2007, riusciva a gestire e ad accrescere un immenso patrimonio occulto, fatto di ville, terreni, fabbricati industriali e società".

Il tribunale ha dichiarato la prescrizione per Vincenzo Caruso accusato di trasferimento fraudolento di valori. Caruso è assistito dall'avvocato Jimmy D'Azzò. Disposti risarcimenti (da calcolare però in sede civile) per il centro Pio La Torre, rappresentato dagli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro, e per le vittime delle estorsioni assistite dall'avvocato Cinzia Pecoraro.

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