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Mafia Carini

Blitz a Carini, colpito il clan Pipitone: sei arresti, sequestro da 8 milioni

All'alba è scattata l'operazione "Destino", che ha portato all'arresto il boss Angelo Antonino Pipitone e di altre cinque persone, compresa la moglie e la figlia. Il via all'indagine la notte di Capodanno 2013, dopo un incendio doloso di una stalla in campagna

Dopo il recente blitz a Corleone, nuova operazione antimafia dei carabinieri in provincia di Palermo. E' stata denominata "Destino", l’operazione che questa mattina ha portato in manette un boss di Carini, Angelo Antonino Pipitone e altre cinque persone, compresa la moglie e la figlia. Sequestrati beni per otto milioni di euro. (I NOMI DEGLI ARRESTATI)

I carabinieri della Compagnia di Carini, nel dettaglio, hanno dato esecuzione all'ordinanza emessa dal gip del tribunale di Palermo Lorenzo Jannelli, coordinati dai magistrati della Dda di Palermo. Nell'ambito della stessa operazione, i militari hanno sottoposto a sequestro preventivo le quote sociali ed i complessi aziendali (circa 40 tra fabbricati e terreni) di due società a responsabilità limitata con sede a Carini, riconducibili al clan. Perquisiti anche due studi legali di Palermo e Carini. (LE INTERCETTAZIONI - VIDEO)

I reati contestati sono partecipazione ad associazione mafiosa, estorsione aggravata continuata in concorso, incendio aggravato in concorso, uccisione di animali aggravata in concorso, detenzione e porto illegale di arma da fuoco aggravati in concorso, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso.

Mafia, blitz a Carini: sei arresti

L'attività d'indagine è iniziata la notte di Capodanno 2013, a seguito dell'incendio doloso di una stalla nelle campagne di Carini e dell'uccisione, mediante colpi di arma da fuoco, di due cavalli e di un suino. Gli investigatori, dopo mesi di lavoro, interrogatori e intercettazioni, sono riusciti ad individuare l'autore del gesto in Benedetto Pipitone e il mandante nel suocero boss, che all'epoca dei fatti era detenuto in carcere per estorsione e associazione per delinquere di stampo mafioso. L'atto intimidatorio era finalizzato ad indurre il proprietario di una stalla, a vendere la propria quota alla famiglia mafiosa (già proprietaria al 50%). Per il concorso nell'estorsione aggravata sono state arrestate anche la moglie e la figlia del boss.

Nel corso dell'attività investigativa, inoltre, i carabinieri sono anche riusciti a ricostruire una fitta rete di prestanome, grazie ai quali l'anziano boss, pur trovandosi recluso dal gennaio 2007, riusciva a gestire e ad accrescere un immenso patrimonio occulto, fatto di ville, terreni, fabbricati industriali e società. “Tra gli indagati – si legge in una nota dei carabinieri - vi sono molti di quei personaggi appartenenti ai cosiddetti ‘colletti bianchi’, il cui apporto è risultato determinante per consentire al capomafia di conservare il proprio illecito patrimonio accumulato nel corso di decenni di appartenenza a Cosa nostra".

Proprio uno di questi, indagato in stato di libertà, è stato intercettato mentre schernisce l'operato dei carabinieri di Carini, che etichetta come degli "invasati". Il riferimento è ad uno dei tanti accertamenti eseguiti dai Carabinieri sugli immobili della nota "Rotonda" dello svincolo autostradale di Carini, riconducibili alla stessa famiglia mafiosa e già sottoposti a sequestro nell'estate 2003, per violazione della normativa a tutela dell'ambiente.

Una vicenda, questa, che costituì un duro colpo per la famiglia Pipitone, oltre che per l'aspetto prettamente economico, anche e soprattutto da un punto di vista dell'immagine. La "Rotonda" di Carini, infatti, ha per decenni costituito l'espressione del potere della famiglia mafiosa carinese. A chiusura del cerchio, nel corso dell'operazione "Destino", gli stessi Carabinieri hanno nuovamente sottoposto a sequestro - e questa volta per intestazione fittizia - uno dei fabbricati della "Rotonda".

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