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Venerdì, 29 Marzo 2024
Mafia

Da Città del mare al Reloj, i "gorilla" di Cosa nostra al servizio della movida

Almeno cinque gli episodi accertati dai carabinieri. La mafia avrebbe sfruttato una società che stipulava regolari contratti con i locali costringedola ad assumere i propri uomini. E per farlo non si risparmiava con le minacce: "Tu hai due figli vero?"

Per gli inquirenti esisteva un “sistema Catalano”, che prende il nome da colui che viene considerato l’anello di congiunzione fra Cosa nostra e i gestori di locali per l'imposizione dei "gorilla" vicini alla “famiglia”. Il lavoro propedeutico alla sottoscrizione di un contratto fra i locali della movida e una società utilizzata per tale piano - la Lion security srl - prevedeva un’escalation di minacce e episodi di disordine all’interno dei pub. Che magicamente cessavano all’indomani dell’inserimento dei nominativi di alcuni soggetti nelle liste delle persone che avrebbero garantito la sicurezza. Guai a non piegarsi: “Scoppia la guerra mondiale, la terza guerra mondiale. Là sopra volano tutti dalle finestre. Capito?”, diceva Andrea Catalano riferendosi all’organizzazione del Capodanno 2016/17 a Città del mare, a Terrasini. E in alcuni casi venivano tirati in ballo gli affetti per diventare più persuasivi: "Allora ti dico una cosa…tu hai due figli vero? Sono la tua vita vero è? I tuoi figli sono la tua vita. Il signore ci deve guardare i tuoi figli e i miei figli", diceva ancora Catalano.

I nomi degli arrestati

Buttafuori dei boss nei pub: tra gli arrestati anche un sopravvissuto di Casteldaccia

Questo è quanto emerge dalle indagini - condotte dai carabinieri negli ultimi due anni sotto il coordinamento della Procura - nell’ambito dell’operazione Octopus che questa mattina ha portato all’arresto di undici persone accusate del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. “Rispetto agli episodi accertati - spiega il comandante del gruppo di Palermo, il tenente colonnello Angelo Pitocco - gli imprenditori hanno acconsentito che i personaggi imposti venissero impiegati all’interno dei locali come buttafuori. In altri casi hanno subito il pagamento di quote in base al numero di buttafuori adoperati”. Tra intercettazioni ambientali e telefoniche i militari hanno cristallizzato un quadro indiziario considerato solido dal gip anche senza le denunce degli imprenditori, come i gestori del Kioskito di Casteldaccia, del Reloj di via Pasquale Calvi, di Villa La Panomarica di via Ruffo di Calabria in occasione di un Capodanno e il Kalhesa di via Messina Marine (il cui titolare sarebbe stato l’unico a denunciare alcuni episodi di vandalismo e aggressioni nei confronti degli addetti alla sicurezza).

Buttafuori dei boss nei locali, le foto degli arrestati

“Non si può parlare formalmente di denunce per estorsioni, ma successivamente c’è stata qualche forma di collaborazione. Abbiamo solo qualche segnalazione che poi abbiamo sviluppato”, aggiunge il comandante Pitocco. Durante le indagini gli investigatori hanno registrato con le loro microspie diversi dialoghi inequivocabili sulle pressioni che nel tempo avrebbero esercitato Andrea Catalano e Massimo Mulè, esponente della famiglia di Palermo Centro. In alcuni casi avvalendosi anche di amicizie importanti come quella di Alessandro D’Ambrogio, ex reggente del mandamento di Porta Nuova. L’obiettivo era piazzare uomini fidati grazie alla società privata che aveva l’onere di regolarizzarli sotto il profilo amministrativo e contabile. E se qualcuno aveva precedenti o altri problemi, si faceva ricorso a un’associazione di volontari antincendio come la Esaarco Zonale di Palermo.

Le intercettazioni: "Ora volano tutti dalle finestre" | VIDEO

Quando gli uomini oggi finiti in manette si presentavano agli imprenditori non utilizzavano mezzi termini. “A me non interessa niente…tu mi devi mettere a Vincenzo! Chi ti resta fuori, ti resta fuori”, diceva Andrea Catalano all’allora responsabile della sicurezza della Lion security srl. In alcuni casi le pressioni servivano a costringere gli altri soggetti coinvolti nell’organizzazione ad abbassare le pretese economiche in maniera tale da non distogliere risorse utili per i buttafuori legati a Cosa nostra. "La guerra - diceva Cosimo Calì all’organizzatore del Capodanno 2017 a Villa La Panoramica - perché Gianni si deve fare il suo, non li può fare questi prezzi". E parlando con Bruno aggiungeva: "Io non sono Andrea Catalano che faccio minacce, io dall’anno nuovo ti faccio la guerra". E al suo concorrente diceva: "Vedi che tu il lavoro non te lo vai a prendere, forse non hai capito niente. Né tu né nessuno perché Capodanno non se lo fa nessuno, perché io non mi metto di lato, per me ci possiamo fare la guerra”.

Il blitz dei carabinieri | VIDEO

Il tenore delle minacce era sempre lo stesso. In un altro episodio, quello dell’organizzazione di un Capodanno a Città del Mare, Catalano e Davì si sono presentati dallo zio di un rappresentante della Ksm Service per imporre l’assunzione di persone a loro vicine. Di fronte alla possibilità di un rifiuto hanno chiarito cosa li attendeva: “Tuo nipote così ti ammazza con le tue mani, tuo nipote non si deve immischiare perché va pure sotto a te”. In un’altra occasione gli organizzatori di un altro evento si erano accorti che i buttafuori inseriti dall’organizzazione avevano fatto entrare gente intascando direttamente i soldi. Motivo per cui, al momento di pagare i servizi resi, avrebbero deciso di togliere mille euro al conto. Appena una settimana dopo una ventina di persone si sono presentate in una discoteca a Villagrazia di Carini aggredendo l’organizzatore.

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