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Mafia Bagheria

Mafia, la cassazione conferma le condanne per 10 boss di Bagheria

Si tratta del processo "Argo", nato da un'operazione antimafia condotta dai carabinieri nel 2013. Solo per Michele Cirrincione, condannato in appello a 8 anni, è stato deciso l'annullamento con rinvio

Regge anche in Cassazione l'impianto accusatorio del processo "Argo", nato da un'operazione antimafia condotta a Bagheria dai carabinieri nel 2013. Alla sbarra boss mafiosi e gregari. Tranne che per Michele Cirrincione, condannato in appello a 8 anni, per cui c'è stato un annullamento con rinvio, ci sono stati solo alcuni annullamenti relativi a circostanze aggravanti che imporranno alcune rideterminazioni delle pene, ma nessuna assoluzione. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di mafia, estorsione e intestazioni fittizie di beni.

Per i pm a capo della cosca c'era Gino Di Salvo, arrivato ai vertici dopo una precedente condanna per mafia. Un grosso contributo all'inchiesta venne da un ex uomo d'onore, Sergio Flamia, passato tra i pentiti.

Le indagini avevano dimostrato che l'organizzazione mafiosa era strutturata secondo il tradizionale assetto verticistico. Sempre attuali i vecchi rituali di affiliazione: la “punciuta” e la presentazione dei nuovi affiliati ai mafiosi più anziani. In un'intercettazione ambientale, un uomo d'onore, discutendo con un altro affiliato, paragonava le nuove leve a giovani cavalli da trotto, da addestrare - se necessario - anche ricorrendo alle maniere forti: “quando vedi che nella salita fanno le bizze... piglia e colpisci con il frustino.... sulle gambe... che loro il trotto non lo interrompono... purtroppo i cavalli giovani così sono”.

Allo stesso tempo però la cosca affiancava a metodi "tradizionali" di sostentamento, come il pizzo, altre forme più moderne come la gestione del gioco d'azzardo.

Confermate le condanne inflitte a Umberto Guagliardo (due anni e 5 mesi), Salvatore Fontana (tre anni e 3 mesi), Pietro Tirenna (4 anni e cinque mesi), Sergio Flamia (4 anni e otto mesi), Roberto Aruta (2 anni), Lorenzo Carbone (2 anni e 10 mesi), Raffaele Catanzaro (un anno e 4 mesi), Rosario Ortello (un anno), Nicola Pecoraro (un anno), Antonino Zarcone (2 anni e 6 mesi) divenuto collaboratore di giustizia. La pena dovrà essere rideterminata in appello per Raffaele Purpi, Vincenzo Gennaro, Silvestro Girgenti, Francesco Centineo, Pietro Liga, Vincenzo Graniti, Driss Modzhadir, Salvatore Giuseppe Bruno, Giacinto Di Salvo, Francesco Lombardo e Rosario La Mantia.

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