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False fatture e prestanome: tre arresti nelle indagini sul gruppo Ponte

Ad insospettire gli inquirenti alcuni movimenti poco trasparenti del gruppo che gestisce numerosi alberghi. In manette Salvatore Brusca, Gaetano Troia e Marcello Sbeglia, quest'ultimo considerato punto di riferimento per diverse famiglie mafiose

Scoperto dalla finanza un intreccio che lega alberghi e criminalità. Lo sviluppo dell'inchiesta condotta dalla nucleo di polizia valutaria ha portato all'arresto di tre persone cui sono state sequestrate altrettante società, passate adesso in amministrazione giudiziaria per i prossimi sei mesi. Le tre ditte sono la Delta Finanziaria spa, la F.Ponte spa e la Vigidas srl, tutte riconducibili al gruppo Ponte. In manette sono finiti Salvatore Brusca, Gaetano Troia e Marcello Sbeglia, gestori degli hotel Astoria, Vecchio Borgo e Garibaldi.

Secondo quanto ripotato su Gds.it, Sbeglia è considerato il rampollo del gruppo di costruttori ritenuto punto di riferimento di diverse famiglie mafiose nella gestione di numerosi appalti. Secondo le indagini della Finanza, gli altri due sarebbero dei prestanome dello stesso Sbeglia, al quale viene inoltre imputato un giro di false fatturazioni. Già destinatario assieme padre Francesco Paolo di sequestri antimafia, avrebbe gestito i rapporti con la famiglia di albergatori dei Ponte. Utilizzando la ditta intestata a Brusca, Sbeglia avrebbe architettato un piano per farsi pagare lavori mai eseguiti per un totale di 400 mila euro. E su questo punto gli investigatori hanno storto il naso.

Uno degli elementi che avrebbe dato il via alle indagini, guidate dal colonnello Calogero Scibetta, sarebbe un'operazione considerata antieconomica per i Ponte, ma vantaggiosa per Sbeglia. Si tratta di un contratto grazie al quale i Ponte avrebbero preso in gestione l'hotel Garibaldi dalla Cedam, di proprietà degli Sbeglia. Nel 2011 la Cedam finì sotto sequestro aprendo un varco all'ingresso di Brusca, a cui sono stati fatturati i lavori mai eseguiti. E la documentazione sequestrata avrebbe confermato i sospetti degli investigatori. Ad orchestrare il piano ci sarebbe stato sempre Sbeglia, che prelevava i soldi in contanti con bancomat intestati a prestanome.

Nell'inchiesta sono finiti anche i rappresentati legale della F.Ponte del 2010 e 2011, Daniele Di Domenico e Leonardo Tumminello. Col capitale non oggetto di sequestro, Sbeglia avrebbe aperto la Vecosi di Troia, nonostante fosse intestata alla figlia, reperendo clienti, dialogando ed acquistando dai fornitori nonché gestendo gli aspetti finanziari delle varie operazioni. I tre arresti di oggi fanno parte di un'operazione più ampia coordinata dal procuratore Gaetano Paci e coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi, che ipotizzano per i tre le accuse di intestazione fittizia di beni, mentre Sbeglia e Brusca rispondono anche di false fatture.

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