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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mafia

Santa Maria di Gesù, la mafia vota il nuovo governo: poi sentenzia l'omicidio

Regole vecchie e attori nuovi, a volte giovanissini, per una delle famiglie considerate fra le più pericolose. Le decisioni, sui piani criminali e sulla nomina dei nuovi capi, avveniva per alzata di mano: così fu decrata la morte di Mirko Sciacchitano. I retroscena dell'operazione “Torre dei diavoli”

Cosa nostra cerca di emulare la politica, con tanto di votazioni ad alzata di mano “…per vedere l’amico”. E con lo stesso sistema, con ogni probabilità, è stata sentenziata la morte di Mirko Sciacchitano. Il 29enne è stato giustiziato in via della Conciliazione nell’ora di punta di un sabato pomeriggio di ottobre, colpevole di aver accompagnato una delle persone oggi fermate nell’operazione “Torre dei diavoli” dei carabinieri, Francesco Urso, per punire Luigi Cona di fronte alla sua rosticceria di via dell’Allodola, a Falsomiele.

Con i sei fermi di oggi (LEGGI I NOMI) la Procura distrettuale antimafia, che ha firmato provvedimenti, ha decimato la famiglia di Santa Maria di Gesù anche grazie a numerose intercettazioni, fra le quali quelle che hanno registrato in diretta i commenti che i boss facevano, a bordo di un’auto, mentre canticchiavano a pochi passi dal luogo dell’omicidio. E poco prima le donne dei boss, vedendo i loro congiunti pronti a "partire" in gruppo commentavano: “Ho paura…”, “Tu perché ti spaventi? In che senso pronti? Cetty..ah…come pronti?”, “Zittuti parla piana..parla piano..” (VIDEO INTERCETTAZIONI).

NUOVE LEVE - Fra i sei catturati dai Ros e dai militari del Comando provinciale dei carabinieri all’alba di oggi, anche alcune nuove leve della mafia. Potenziali astri nascenti della malavita organizzata, appena ventenni, alcuni dei quali trovati in casa con pistole, Rolex e migliaia di euro. Il boss della Guadagna Salvatore Profeta, già arrestato nel corso della precedente operazione di polizia “Stirpe”, insegnava loro modi e regole da osservare, come il rispetto indiscusso e reverenziale da mostrare nei confronti dei boss. Ed era lui a dispensare baci in fronte ai “soldati” e agli altri affiliati che ne riconoscevano la autorità. Uomini d’onore che, come mostrato da microspie e intercettazioni ambientali, si riconoscevano ancora nelle vecchie logiche della mafia violenta. “Le indagini - ha spiegato il procuratore capo Francesco Lo Voi - hanno permesso di ricostruire la storia delle famiglie di Santa Maria di Gesù e di Villagrazia, che allora contavano centinaia di affiliati e che ora sono ridotti a una trentina”.

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IL SUMMIT DAL BARBIERE - Quelli ancora attivi, aggiunge ancora Lo Voi, sono stati “pizzicati” durante un summit in un salone da barbiere dove, tra le altre cose, avevano ricordato lo spietato criminale Stefano Bontade, definito “Il principe di Villagrazia”. In incontri come questi, durante i quali i partecipanti si compiacevano di tanta partecipazione (“mi**** riunione di Santa Maria” - (LE INTERCETTAZIONI/VIDEO), si decidevano le prossime mosse. Come quelle per l’omicidio Sciacchitano. Dalla programmazione all’esecuzione sono passate poche ore, quelle necessarie ad accertare le responsabilità e stabilire che Urso “l’avesse fatta fuori dal vaso”, senza consultarsi o farsi autorizzare da nessuno. Le microspie hanno intercettato successivamente anche il ringraziamento portato alla “famiglia” dopo l’omicidio punitivo, suggellato con due bottiglie di champagne e un invito a pranzo. I mandanti, secondo le ricostruzioni degli investigatori, sarebbero stati Natale Gambino e Salvatore Profeta, mentre gli esecutori Francesco e Gabriele Pedalino, Antonino Profeta e Domenico Ilardi, supportati anche da Lorenzo Scarantino.

IL BACIO AL PADRINO - Dopo la morte del boss Giuseppe Calascibetta, tradito da qualcuno e ucciso nel 2011, la reggenza della famiglia passò a Giuseppe Greco che, durante la sua “campagna elettorale”, poteva contare sull’apporto di Profeta, che in questo caso baciava in fronte per "benedire" l'evento. Era questa la procedura da seguire per stabilire, oltre che sulla base dei curricula mafiosi, chi designare in qualità di capofamiglia, cui spettava scegliere sottocapo e capodecina, e in qualità di consigliere. Secondo questo principio fu assegnato ad Antonino Profeta, figlio del “padrino” della Guadagna, un incarico fiduciario con il quale avrebbe potute eludere le rigide regole e scalare la gerarchia mafiosa. In questo modo si stabiliva chi fosse il “generale” (o “principale” come dicevano loro) e chi i soldati. Tra gli indagati di oggi, infatti, c’era chi ricordava i tempi di Bontade, sottolineando che “il generale non ne ha vinto mai guerra senza soldati”.

conferenza arresti mafia-4UNA DELLE FAMIGLIE PIU' ANTICHE - “Quella di Santa Maria di Gesù - spiega il generale Giuseppe Governale, alla guida dei Ros - è una delle articolazioni più forti di Cosa nostra. Le indagini e il lavoro svolto sono importanti sotto vari profili, sopratutto perché i mafiosi sanno adesso che gli stiamo con il fiato sul collo. L’aver captato l’omicidio Sciacchitano in diretta, sebbene tale circostanza sia stata ricostruita successivamente, serve a mandare un segnale alla criminalità organizzata”. Il gesto di Urso, poi punito, offre un chiaro esempio delle regole della consorteria. “I capi - spiega il procuratore aggiunto Leonardo Agueci - facevano anche il ‘cazziatone’ a chi non sottostava alle indicazioni dei vertici”. Infatti Urso era già stato redarguito, aggiunge il comandante Salvatore Altavilla, “perché già tempo prima le sue attività erano uscite fuori dal controllo della famiglia”. Tutto il contrario di ciò che veniva spiegato ai giovani e aspiranti mafiosi, come Gabriele Pedalino. “Nella sua abitazione - spiegano i carabinieri - è stata trovata una pistola calibro 38 special con matricola abrasa, oltre a due Rolex, 5 mila euro in contanti da utilizzare nell’immediato e altri 50 mila imbustati nel cellophane, nascosti in un divano. Per strada, nascosto in un’intercapedine ricavata in un tubo, è stato rinvenuto un fucile a canne mozza”.

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