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Mafia

La mafia di San Lorenzo non perdona, pagano tutti: dal lido di Isola al vivaio e l'Elenka

Alla base dei 10 arresti che hanno smantellato la cosca palermitana ci sono le dichiarazioni del pentito di mafia Silvio Guerrera. Preso pure Fabio Chianchiano, definito il “più importante spacciatore dello Zen”. Per lui parlano i numeri: tremila euro per ogni chilo di cocaina venduta

La legge della mafia. Pagano tutti: il vivaio vicino allo Zen, il lido di Isola delle Femmine, ma anche il costruttore edile e l'amministratore dell'Elenka, la nota azienda di gelati. Alla base dei 10 arresti che oggi hanno smantellato la cosca di San Lorenzo ci sono le dichiarazioni del pentito di mafia Silvio Guerrera. Arrestato nel giugno 2014 e diventato collaboratore di giustizia nel mese di ottobre 2015, l'ex boss di Tommaso Natale ha avuto un ruolo decisivo per ricostruire le dinamiche all'interno del clan.

Schiaffo al clan di San Lorenzo: i nomi degli arrestati

Tra i personaggi di maggior rilievo arrestati oggi c'è Baldassare Migliore, imprenditore che opera nel settore del movimento terra, considerato un esponente di spicco della famiglia mafiosa di Passo di Rigano e in rapporti con boss di altri mandamenti mafiosi, tra i quali Girolamo Biondino, reggente del mandamento mafioso di San Lorenzo, Tommaso Contino (clan di Partanna Mondello), lo stesso Guerrera, ma anche Antonino Di Maggio, esponente di rilievo della famiglia di Carini, Sergio Napolitano e Pietro Salsiera della cosca di Resuttana, oltre a Giovanni Niosi, del clan di San Lorenzo.

Le immagini del blitz della polizia

"Nello specifico - hanno spiegato gli investigatori - Migliore si è adoperato per le cosiddette messe a posto di altri imprenditori edili a Isola delle Femmine, Capaci e Carini, avendo assunto, tra l’altro, un ruolo di collegamento tra le famiglie mafiose palermitane e la famiglia mafiosa di Carini".  

L'uscita degli arrestati | VIDEO

Spicca poi la figura di Giuseppe Fricano, reggente del mandamento di Resuttana prima dell’ascesa di Vito Galatolo, in concorso con Giuseppe La Torre e Salvatore Lucera. Il boss è accusato di un'estorsione aggravata dal metodo mafioso, consumata ai danni di un noto lido a Isola delle Femmine. Si tratta del Super Lido Battaglia: "il titolare - si legge nell'ordinanza - avendo ricevuto la richiesta di “pizzo” si era rivolto a suoi conoscenti, esponenti della famiglia mafiosa di Palermo Centro, attraverso i quali era stato concordato, anche con la mediazione di Fricano il prezzo dell’estorsione ammontante a 13 mila euro per l’intera stagione estiva (dei quali 5 mila destinati alla famiglia mafiosa di Tommaso Natale, in parte riscossi). La somma di denaro, che dalle indagini è risultata corrisposta, è stata poi divisa tra le famiglie mafiose di Palermo Centro e di Tommaso Natale.

Schiaffo al clan di San Lorenzo, 10 arresti

Tra gli arrestati all'alba di oggi cè anche Girolamo Taormina, importante elemento della cosca di Tommaso Natale: è risultato gravemente indiziato, in concorso con il padre Vincenzo, noto esponente del mandamento mafioso (morto nel 2017) dell’estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni del titolare del vivaio La Franca in via Giuseppe Lanza di Scalea. Il commerciante aveva corrisposto ai Taormina mille euro in occasione delle principali festività, ovvero a Natale e Pasqua. In realtà inizialmente il pizzo da pagare era di un milione di vecchie lire. Cifra convertita e progressivamente aumentata in mille euro.

C'è poi il caso di Giuseppe Messia: su di lui penda l'accusa ai danni di un costruttore edile della provincia palermitana il quale aveva avviato un cantiere in via Sant’angelo a Palermo per la costruzione di 13 villette. Il costruttore aveva pagato 16 mila euro per mettersi a posto. Giovanni Messina aveva invece costretto l'amministratore dell'Elenka di via Partanna Mandello a versare 3 mila euro all'anno (cifra suddivisa in rate da 500 euro per le "solite" feste).

Sono, inoltre, accusati di traffico di sostanze stupefacenti Salvatore Lucera, Salvatore Verga, Francesco Di Noto e Fabio Chianchiano. Quest'ultimo è ritenuto dagli inquirenti il “più importante spacciatore dello Zen”. Per lui parlano i numeri: tremila euro per ogni chilo di cocaina venduta. Il versamento periodico di soldi finiva puntualmente nelle mani di Girolamo Biondino, all’epoca reggente del mandamento di San Lorenzo.

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