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Mafia Noce

Dalle pollerie alle officine, sono i boss a controllare l'economia: "Quello qui non apre!"

Dall'operazione "Padronanza" contro i clan della Noce e di Cruillas emerge un'ingerenza maniacale nelle attività commerciali. Sarebbero stati i mafiosi a regolare il mercato e la concorrenza, arrivando persino a dirimere questioni tra parcheggiatori abusivi e sui posti riservati ai venditori ambulanti

Altro che leggi di mercato: alla Noce erano i boss a stabilire chi poteva aprire un’attività commerciale, dove e con quali modalità. Un controllo maniacale, persino sui venditori ambulanti, che avrebbe portato i boss Giovanni Nicoletti (deceduto a febbraio) e Biagio Piranio a tenere le redini dell’economia nel mandamento mafioso. Come emerge dalle intercettazioni dell’operazione “Padronanza” della squadra mobile, i due sarebbero intervenuti anche per risolvere problemi di concorrenza “sleale” (nel senso di sfavorevole a persone vicine al clan) anche tra posteggiatori abusivi.

La querelle tra posteggiatori

Nell’ottobre del 2015, come viene fuori dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Vincenzo Amico, il proprietario di un parcheggio a ore si lamentava di un posteggiatore abusivo con Piranio: “Ho capito che non vuole uscire le macchine che sono uscite da noialtri e se ne sono andati da lui, cioè che alla fine sono due macchine che per lui, almeno forse nella sua tasca, secondo me, per la sua tasca 120 euro che… Noi lavoriamo solo con il parcheggio, in questo momento a noialtri penso che fanno! A lui che ha la falegnameria… è una cosa in più e penso che non gli dovrebbe fare niente, poi non so...”.

"Lui macchine non ne prende"

L’indagato prometteva un suo intervento: “Appena vedo tuo padre vediamo cos’è il discorso, le macchine già sono là, ci puoi dire vattene? Gli ho detto che da ora in poi se vengono macchine là, già non ne prende perché ce l’ha completo il posto, se vengono macchine gli chiede: ‘Da dove viene? Dove ha posteggiato? Sono al parcheggio e voglio venire qua’, gli dice direttamente: ‘No, non puoi posteggiare perché posto non ce n’è’ o perché ‘è giusto che te ne vai da là e vieni da me?’. Quindi macchine che escono dal parcheggio non ce ne vanno più, non ne prende più… Ormai che c’è già, che ha messo due mesi che è là, lo butto fuori e se ne va? Poi sicuro da voi viene? Se quello lo caccia gli deve prendere una scusa...”.

"Si lamentano che ti sei preso clienti"

Dalle intercettazioni emerge anche che Piranio avrebbe parlato con l’abusivo, riferendogli le lamentele: “Si lamentavano che ti metti macchine dentro! Di loro! Che gli fai il prezzo più basso, comunque poi appena hai due minuti parliamo” e “dice che ti sei preso clienti di lui… Vedi che è venuto quello del parcheggio, hai capito? Siccome questi sono mezzi accarrubbati (cioè vicini alle forze dell’ordine, ndr)”. Ma il posteggiatore si giustificava: “Prezzi più bassi? Ma che discorsi sono? Ma quanta gente di qua è passata da lui? Che discorso è? C’è poco da parlare, ci sono 4 macchine!”.

"Hai chiesto il permesso?"

Controllo capillare anche sugli ambulanti, tanto che Piranio, come si legge nell’ordinanza del gip Elisabetta Stampacchia, “resosi conto che un venditore stava occupando il posto di un altro si accertava personalmente se tra i due fosse intercorso un accordo, chiedendo espressamente che venisse rispettato”. L’indagato chiedeva infatti all’ambulante: “Ma dimmi una cosa, te lo sei preso il permesso a quello che c’era messo prima qua? Prima di metterti qua? Un affare hai fatto? Glieli dai i soldi, giusto?” e l’altro rassicurava: “Abbiamo fatto un affare, gli ho detto: ‘Per questa estate, 300 euro al mese ti do per l’affitto’”.

"Può aprire la polleria?"

Per aprire una nuova attività sarebbe servito non tanto il benestare del Comune, quanto quello dei boss. In un’intercettazione, infatti, un uomo chiede a Piranio: “Zio Gino, vi devo chiedere una cortesia, c’è un amico di famiglia che si è preso un girarrosto, un coso dei polli, nel panificio, se può avere un occhio di riguardo ché è un amico… Mi dica lei...”.

"Io da qua non mi sposto"

Erano poi i boss a stabilire quale negozio aprire e dove, per evitare concorrenza sgradita. Un pescivendolo, a gennaio del 2018, andava a lamentarsi dal boss Nicoletti: “Ziò Giovà, le volevo dire una cosa, siccome mi è andato nelle orecchie, che forse volevano aprire una pescheria… Io non mi sposto, a me non m’interessa niente, io di qua non mi sposto… Per me, lui la pescheria la può aprire, l’importante che non viene da me e mi dice qualche cosa, perché appena mi dice qualcosa...”. Il mafioso rassicurava: “Statti lì tu a vuscarti il pane” e poi diceva a Piranio: “Apre dove c’è la concorrenza, lasciamolo aprire...”.

"L'officina non la può mettere"

Nel 2017, una questione simile era sorta per un’officina meccanica. Era Piranio a riferire a Nicoletti: “Il vecchiarello del posteggio si deve aprire un’officina mercoledì prossimo venturo, vicino dove sta… Deve aprire un’officina meccanica là, dove c’è questo ragazzo...” e il boss: “Questo del posteggio? Sono fanghi! Fanghi sono!”. Quindi Piranio ipotizzava metodi drastici: “Lo devo fare abbordare a questo? Questo fango, sapendo che là c’è l’officina a 10 metri si vanno a mettere accanto… Che poi questi sono meccanici?”. Come hanno registrato gli investigatori, l’officina non sarebbe mai stata aperta. A riprova della fortissima “ingerenza mafiosa” sulla gestione delle attività commerciali. 

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