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Mafia, chiedevano il pizzo e imponevano forniture: 11 condanne in appello

Si tratta di esponenti del clan di Santa Maria di Gesù. Le manette sono scattate nel 2012 dopo la denuncia di un costruttore che, stanco delle continue richieste estorsive, ha deciso di denunciare i suoi aguzzini

Undici esponenti del clan mafioso di Santa Maria di Gesù sono stati condannati dalla corte d'appello di Palermo per associazione mafiosa ed estorsione. Per uno degli imputati, Dario Corso, i giudici hanno dichiarato la nullità del verdetto di primo grado per un vizio di forma, rinviando gli atti in Procura.

Rispetto alla sentenza del gup - il processo si svolge con il rito abbreviato - la corte ha lievemente ridotto alcune pene, ma l'impianto dell'accusa sostanzialmente ha retto. Carmelo Sacco è stato condannato a 6 anni e 4 mesi, Antonino Sacco a 8 anni, Ino e Giampaolo Corso a due anni e sei mesi ciascuno in continuazione, Francesco Francofonti a un anno e 4 mesi, Pietro Corso a 4 anni. I giudici hanno confermato, tranne per una lieve riduzione delle pene pecuniarie, le condanne inflitte agli altri imputati infliggendo 5 anni a Luigi Corso, 6 anni e 4 mesi a Francesco Lombardo, 2 anni e 4 mesi a Giovanni Molinaro, un anno e 4 mesi a Giovanni Sacco, 6 anni e 4 mesi a Paolo Suleman.

Le manette sono scattate nel 2012 dopo la denuncia di un costruttore che, stanco delle continue richieste estorsive, ha deciso di denunciare i suoi aguzzini. Oltre che con la consegna di denaro contante, le estorsioni venivano realizzate con l'imposizione di forniture a un prezzo che andava ben oltre i valori del mercato, anche con l'80 per cento in più, e con false compravendite di appartamenti.

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