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Mafia Calatafimi

Mafia e droga, i summit pure dentro le agenzie funebri: 15 arresti

Nuovo colpo dei carabinieri alla famiglia di corso Calatafimi con l'operazione Eride. In carcere 15 persone accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e vendita di droga

Mafia e droga, un connubio indissolubile. I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Palermo nei confronti di 15 persone accusate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e vendita di droga, con l’aggravante di aver favorito la mafia. Un nuovo colpo dei militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale alla famiglia mafiosa di corso Calatafimi, inserita nel mandamento di Pagliarelli. Un’indagine, quella culminata nell’operazione denominata Eride, che ha svelato uno "spaccato della realtà mafiosa palermitana e del suo diretto coinvolgimento in dinamiche legate al traffico e alla vendita al dettaglio di droga".

I nomi degli arrestati

Alcuni elementi investigativi che all’alba di oggi hanno portato agli arresti erano emersi già con l’operazione Cupola 2.0, servita a smantellare la nuova commissione provinciale di Cosa nostra tornatasi a riunire dopo lungo tempo nel maggio del 2018. In quel contesto erano già finite in manette 10 persone tra le quali Settimo Mineo, capo del mandamento mafioso, Filippo Annatelli, reggente della famiglia mafiosa di corso Calatafimi e Salvatore Sorrentino, referente del Villaggio Santa Rosalia. "Nello specifico è stata cristallizzata sin dalla sua genesi - si legge in una nota del Comando - una riorganizzazione della struttura sulla gestione del traffico per la vendita di stupefacenti nel territorio controllato dalla famiglia di corso Calatafimi. La rimodulazione degli assetti veniva proposta ad Annatelli da un affiliato della consorteria, Salvatore Mirino”.

Droga, operazione Eride: i quindici arrestati

Mirino, hanno ricostruito gli investigatori sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Salvatore De Luca, si sarebbe deciso a convincere il proprio referente mafioso ad affidargli, dopo la sua scarcerazione, la direzione operativa dello smercio di stupefacenti. Un progetto che alla fine sarebbe stato anche avallato dalla figura verticistica della famiglia e che avrebbe comportato l’estromissione dei soggetti sin a quel momento incaricati. Fondamentale il monitoraggio di un incontro tra Annatelli e Mirino avvenuto a febbraio 2017 dentro un’agenzia funebre. Una riunione riservata durante la quale "si era deciso di estromettere il sodale precedentemente incaricato della gestione del traffico di stupefacenti, individuando la necessità di affidarne il controllo a nuovi personaggi di massima fiducia".

"C'è stato un cambiamento, la devono prendere da noi" | Video

La nuova struttura vedeva Annatelli al vertice della famiglia mafiosa di corso Calatafimi con il compito di demandare la gestione operativa ad altri, mantenere i rapporti con le figure qualificate delle altre famiglie e intervenire in caso di frizioni. Salvatore Mirino ed Enrico Scalavino erano invece deputati alla gestione operativa dei traffici e dello smercio della droga con il ruolo di intermediari. Giusppe Massa (detto “Chen”) e Ferdinando Giardina infine erano considerati i responsabili della fornitura dello stupefacente ai pusher di livello inferiore, oltre a dovere riscuoter il denaro incassato dalle vendite. In tal senso sono stati ricostruiti altre due importanti riunioni avvenute a marzo e aprile 2018 in una parrucchieria. A presiederli sarebbe stato Annatelli.

"Al primo incontro - concludono dal Comando provinciale - hanno partecipato Mirino e Gaspare Rizzuto, reggente della famiglia mafiosa di Palermo Centro. Al secondo invece hanno preso parte Rizzuto e Salvatore Pispicia, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Porta Nuova e diretta espressione della volontà mafiosa del cugino Gregorio Di Giovanni, capo del mandamento mafioso di Porta Nuova. Dopo alcune imprudenti espressioni di Scalavino, che aveva riportato al proprio referente mafioso un presunto inasprimento dei rapporti con la limitrofa consorteria su quali fossero le fonti legittime di approvvigionamento dello stupefacente, infatti, i due incontri si erano resi necessari propio per chiarire la persistenza di ottime relazioni tra i sodalizi e l’intenzione di continuare a collaborare nell’illecito traffico e nella successiva redistribuzione di stupefacenti".

"Con questa operazione abbiamo dimostrato come il traffico di droga sia ancora una delle attività principali di Cosa nostra per garantirsi l'afflusso di denaro per la gestione delle attività della compagine criminale - afferma il generale Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri -. Sono stati dimostrati rapporti tra vari mandamenti della città per la gestione del traffico di droga. Le persone arrestate la notte scorsa rientrano nell'orbita della famiglia mafiosa di corso Calatafimi, una famiglia già colpita nell'ambito delle attività dell'operazione 'Cupola 2.0', quando fu disarticolato il tentativo di Cosa nostra di ricostituire la cupola mafiosa in provincia di Palermo".

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