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"Imprenditore a disposizione di Cosa nostra", maxi sequestro a Vernengo

Nel mirino della polizia beni per oltre due milioni di euro. Tra questi anche un distributore di benzina in viale dell'Olimpo, e un'autorimessa in via del Bersagliere

Era considerato "vicino e a disposizione di Cosa nostra". Con questa accusa la polizia ha sequestrato beni per oltre due milioni di euro a un imprenditore palermitano. Si tratta di Antonio Vernengo, 58 anni, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Palermo.
Il provvedimento di sequestro patrimoniale, emesso dal Tribunale, è stato eseguito dal personale della sezione patrimoniale dell’ufficio Misure di Prevenzione della questura. Provvedimento riguarda un immobile e due attività commerciali, attive, la prima nel campo della distribuzione di carburante e la seconda in quello delle autorimesse.

A Vernengo nel 2007 era stato contestato il reato di intestazione fittizia di beni, in quanto si ipotizzava che una ditta operante nel settore dell'edilizia, intestata a lui stesso, fosse in realtà riconducibile a Mariano Tullio Troia, esponente mafioso di spicco della famiglia di Cruillas. Questo procedimento penale era stato tuttavia archiviato con una sentenza di assoluzione. Nonostante ciò, la Sezione Misure di Prevenzione della Procura della Repubblica, considerando Vernengo "uomo vicino e a disposizione delle famiglie mafiose di San Lorenzo e Cruillas", ha poi avviato un procedimento di prevenzione nei confronti dell'imprenditore, con l’applicazione della misura di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, per la durata di due anni e con il sequestro di un ingente patrimonio aziendale, pari a circa due milioni di euro.

Dalle attività investigative è emerso che Vernengo (così recita il provvedimento), ha “esercitato la sua attività economica con l’appoggio del sodalizio mafioso accaparrandosi lavori grazie al fatto di essere 'vicino' a Cosa Nostra”. Vernengo continuava ad agire nel mercato economico cittadino attraverso i figli ."Le indagini patrimoniali - dicono dalla questura - hanno evidenziato l’esistenza di nuove acquisizioni patrimoniali formalmente intestate ai figli, i quali, ad un’accertata scarsità di redditi certificabili, hanno contrapposto un attivismo economico che ha presupposto l’utilizzo di capitali giustificabili, nella loro entità, solo attraverso lo sfruttamento di risorse illecitamente accumulate dal padre".

Nel dettaglio i beni sequestrati sono: un immobile di via Giacomo Macrì, un distributore di benzina di viale dell'Olimpo, e l'autorimessa Parking Bersagliere in via del Bersagliere, oltre a conti correnti bancari con un saldo attivo sociale pari a 140 mila euro.

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