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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Dall’ossicodone alla “punciuta”: la nuova mafia tra passato e futuro

L'operazione "Argo" che ha portato all'arresto di 21 persone svela una Cosa nostra che ha mantenuto il controllo del territorio. I boss aprono alla nuova droga proveniente dall'America ma mantengono la "punciuta" e dicono no all'adulterio

La "fotografia" scattata dall'operazione antimafia "Argo" dei carabinieri che stamani ha portato all'arresto di 21 affiliati al mandamento di Bagheria svela una Cosa nostra che, nonostante i durissimi colpi subiti negli ultimi anni, ha comunque mantenuto il costante controllo capillare del territorio. (I NOMI DEGLI ARRESTATI) Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci insieme ai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, hanno fatto luce sul "sistema" di gestione complessivo degli affari da parte della criminalità organizzata, che va dal controllo del pizzo e delle sale di gioco d'azzardo, all'organizzazione di rapine, al controllo del traffico internazionale di stupefacenti, e soprattutto, ancora una volta, alla capacità di influenzare le dinamiche politiche elettorali per favorire le persone vicine al gruppo. Sequestrati ai boss beni per 30 milioni di euro, tra cui il famoso pub Villa Giuditta (LEGGI L'ELENCO COMPLETO)

"E' stata colpita una delle roccaforti di Cosa nostra e della sua identità - ha detto il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo - da questa inchiesta sono emersi anche collegamenti con la criminalità organizzata canadese, in particolare in relazione al traffico di droga, in crescita, con un rinnovato interesse della mafia al fine di arricchire le proprie casse".

Il CAPO E IL CASSIERE - Figura di vertice nell'organizzazione criminale di Bagheria è quella di Giacinto Di Salvo, finito in manette in passato per aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano. Un capo temuto e rispettato Di Salvo, talvolta contestato dai suoi collaboratori che gli imputano un atteggiamento troppo rigido e accentratore. Suoi fedelissimi erano Sergio Flamia, ritenuto dai magistrati il "cassiere" della cosca bagherese e capodecina del gruppo di "picciotti" che avevano il compito di eseguire materialmente gli ordini del capo; e Carmelo Bartolone, il "manager" del mandamento in grado di gestire tutti gli aspetti finanziari legati al mantenimento.

NO ADULTERIO - La mafia uccide ma non ammette rapporti extraconiugali. La parente di uno degli arrestati, Vincenzo Galliano, 49 anni, aveva iniziato una relazione sentimentale con una donna sposata. Una storia fin dall'inizio ostacolata dai boss. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Rosario Flamia, ritenuto capomandamento mafioso di Bagheria avrebbe avvicinato il padre dell'uomo fedifrago intimandogli: ''Se non lasci in pace la ragazza ammazzo prima tuo figlio, per farti provare cosa si prova per la morte di un figlio, e poi uccido te”. Dopo poco tempo la relazione sentimentale tra i due giovani si è interrotta. Il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, nel corso della conferenza stampa, ha confermato: “La mafia mantiene intatti gli schemi classici e questo episodio lo conferma”.

ESTORSIONI LE VITTIME TACCIONO - Nel corso delle indagini che hanno portato all'operazione antimafia "Argo" contro il mandamento di Bagheria sono stati ricostruiti 11 espisodi estorsivi ai danni di imprenditori edili di Villabate e di Altavilla Milicia, di commercianti bagheresi e anche di uno studio di liberi professionisti di Ficarazzi. In nessun caso gli investigatori hanno avuto la collaborazione delle vittime.

TRA PASSATO E FUTURO - Cosa nostra bagherese si colloca a metà strada tra passato e futuro, con il mantenimento di alcune tradizioni, come la 'punciuta', riservata ai nuovi affiliati. Per alimentare con nuovi introiti le casse del mandamento, l'organizzazione provvedeva a mettere in atto estorsioni ai danni di commercianti, rapine, e soprattutto a gestire direttamente il lucroso mondo delle scommesse sportive. Quello che però sconcerta maggiormente è la capacità di Cosa nostra di influenzare le dinamiche elettorali, con il sindaco di Alimena, Giuseppe Scrivano, al quale è stata notificata un'informazione di garanzia, sospettato d'avere chiesto l'appoggio dei clan in occasione delle elezioni regionali dell'ottobre scorso, quando era candidato con la lista Musumeci. Scrivano, successivamente, si candidò alle elezioni politiche nazionali, tra le fila della Lega Nord, senza essere eletto.

LA NUOVA DROGA: OSSICODONE - Altro canale d'approvvigionamento di risorse economiche, poi, è risultato il traffico internazionale di stupefacenti. Gli inquirenti, in collaborazione con la Royal Canadian Mounted Police, hanno evidenziato in particolare i legami tra la mafia bagherese e quella canadese per il traffico di pillole di ossicodone, uno stupefacente molto diffuso in america; oltre che di cocaina ed eroina. L'inchiesta, infine, ha dimostrato come la mafia canadese, non stia attraversando un buon momento, lacerata com'è da aspri conflitti interni tra Vito Rizzuto e un suo luogotenente, Raynal Desjardin. Uno scontro che negli ultimi 3 anni ha lasciato sul campo una cinquantina di vittime.

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