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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Corte Ue boccia il marchio "La Mafia si siede a tavola": "E' contro l'ordine pubblico"

L'organismo di giustizia europea ha accolto la richiesta dell'Italia, confermando l'obbligo - già scattato nel 2016 - di annullare la registrazione fatta dalla società spagnola "La Honorable Hermandad" (alla quale è succeduta "La Mafia Franchises"). Bindi: "Criminalità non può essere brand"

La mafia non può essere un brand. "No" a ristoranti e locali che si ispirano, nel nome, a Cosa nostra. A ribadirlo è la Corte europea, secondo cui il marchio spagnolo "La Mafia se sienta a la mesa" (la Mafia si siede a tavola), usato per i servizi di ristorazione, è "contrario all'ordine pubblico".

La Corte ha accolto la richiesta dell'Italia di annullare tale marchio. La società spagnola La Honorable Hermandad (alla quale è succeduta La Mafia Franchises) ha chiesto nel 2006 all'Euipo di registrare 'La Mafia se sienta a la mesa'. L'Italia nel 2015 aveva chiesto e ottenuto l'annullamento della registrazione, avendo l'Euipo confermato che il logo "promuoveva palesemente l'organizzazione criminale". Non soddisfatta, la Mafia Franchises ha adito il tribunale dell'Ue per chiedere l'annullamento della decisione. Con la sentenza di oggi, il tribunale respinge il suo ricorso e conferma la decisione dell'Euipo. Il marchio "trasmette un'immagine complessivamente positiva" della mafia e "banalizza i gravi attacchi sferrati ai valori fondamentali dell'Unione", si legge nella sentenza.

"Oggi si corona la battaglia legale e culturale ingaggiata dell'Italia e della commissione Antimafia, che già del febbraio del 2014 aveva sollecitato l'intervento del ministero degli esteri ad agire in sede europea contro la catena di ristoranti spagnoli", commenta la presidente uscente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. "E' un successo - aggiunge - della diplomazia dell'antimafia che in questi anni abbiamo dispiegato nelle nostre missioni all'estero, in particolare in Spagna, per sensibilizzare l'Unione europea ad una maggiore vigilanza sulla crescente forza economica delle mafie, che si giova soprattutto di una diffusa sottovalutazione della loro pericolosità. Questa decisione pone le premesse necessarie, anche sotto il profilo della giurisprudenza europea, a scalfire un atteggiamento diffuso, non solo in Italia ma soprattutto all'estero, di sfruttamento commerciale della mafia come brand di successo in molti settori merceologici, che contribuisce a mascherare o peggio idealizzare la natura criminale delle associazioni mafiose. Con la sentenza di oggi l'Europa - conclude Bindi - fa un passo avanti e ci aiuta a far capire che la battaglia contro le mafie e soprattutto culturale contro ogni forma di rimozione e mistificazione del fenomeno". 

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