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Cronaca

Le confessioni di Riina jr: “Riabbraccerò mio padre da morto”

Il figlio del capo dei capi in un'intervista al settimanale Oggi. "Non penso che sia stato Provenzano a tradirlo. Papà non lo tocco da 20 anni, lui non è quello descritto dalle sentenze: è un uomo affettuoso e pieno di principi"

E' stato Bernardo Provenzano a tradire il Capo dei Capi? E’ stato lui a far arrestare suo padre? "No. Assolutamente no. Sicuramente ha fatto comodo a qualcuno dirlo. Mio padre non ha mai creduto in un suo tradimento. Non ci crede lui e non ci credo io". A dirlo è Giuseppe Salvatore Riina, figlio dell'ex numero uno di Cosa nostra Totò, intervistato dal settimanale Oggi in edicola domani.

Alla domanda se suo padre abbia affermato che il giudice Paolo Borsellino è stato ucciso da uomini dello Stato e non dalla mafia, Giuseppe Salvatore Riina commenta: "Se lo ha detto avrà avuto i suoi buoni motivi". Riina jr quindi parla anche del suo desiderio di vedere il padre: "Non vedo mio padre da dieci anni. Non lo tocco da venti. Di lui so che sta male, che è stanco, malato. Ha il Parkinson e un cuore malandato. Vorrei abbracciarlo, certo, ma so che lo farò solo quando sarà morto".

Poi il figlio del "capo dei capi" regala uno spaccato intimo del rapporto con suo padre: "Ama la musica, le canzoni di Claudio Villa. Mi ha insegnato a rispettare gli altri. Perché non è l'uomo descritto dalle cronache giornalistiche o dalle sentenze, ma un padre affettuoso, pieno di attenzioni e di principi. A mio padre piaceva cucinare, curare il suo orto e le sue piante. In tutte le case che abbiamo avuto c'è sempre stato un giardino e un pollaio: mio padre ci passava le ore fra galline e conigli. Amava gli animali. Ci sono sempre stati cani e gatti in casa nostra".

Infine "Salvuccio" Riina, che vive e lavora a Padova dopo aver scontato una condanna per mafia, annuncia la decisione di scrivere un libro. "Sono stato considerato un appestato, esiliato da Corleone, volevano cacciarmi anche da Padova. Hanno cercato di infangare anche chi mi ha aiutato. Con questo libro ho cercato di mostrarmi per quello che sono. Di svelare particolari della mia vita. Non sono il boss prepotente e sbruffone che hanno dipinto. Sono un uomo che vuole riappropriarsi della sua vita. Anche se mi chiamo Riina".

 

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