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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Lo studente palermitano che imbarazza i potenti: "Io, eroe contro l'omofobia"

L'Italia applaude Angelo Antinoro, 22 anni: a Milano ha impugnato il microfono al convegno sulla famiglia tradizionale organizzato dalla Regione Lombardia, poi è stato cacciato dal palco mentre La Russa urlava "Culattone". Il ragazzo si sfoga a PalermoToday (video all'interno)

Un microfono spento, gli insulti, gli schiamazzi. Fuori Maroni che parla di “pirla”. Dentro La Russa che urla: “Culattone”. Le lancette del tempo che sembrano di colpo essere tornate indietro di secoli. Lui, un palermitano di 22 anni, che prova a riportarle più avanti. Fino a diventare “eroe” contro l'omofobia. Angelo Antinoro è il personaggio del momento. Sabato pomeriggio si è presentato al convegno sulla famiglia tradizionale nel palazzo della Regione Lombardia, a Milano (dove vive da 4 anni), è riuscito a prendere la parola e tra i fischi ha criticato le posizioni sulla famiglia naturale e l’omosessualità. O meglio, ha provato a farlo. ”Nessuno di voi sa se ha un figlio eterosessuale o no”, ha sostenuto dopo aver chiesto di alzare la mano ai genitori in platea. Fischi e insulti e inviti ad ”andare a studiare” hanno zittito il ragazzo, che a quel punto è stato accompagnato fuori dalla sicurezza.

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Quattro giorni dopo Angelo parla a PalermoToday e racconta i fatti di sabato. “Ho saputo che c'era la possibilità di partecipare perché il convegno era aperto al pubblico. Sono entrato un'ora prima dell'inizio e mi sono seduto: la mia idea era essere lì e ascoltare in qualità di studente, inizialmente non pensavo di fare domande”. Quel convegno, organizzato dalla Regione e alcune associazioni cattoliche, i gay lo vedono come un’iniziativa omofoba, volta a negare ancora una volta uno spazio per i diritti degli omosessuali e delle coppie di fatto. Angelo Antinoro, figlio di Antonello, ex politico siciliano dell'Udc, ha lasciato Palermo quattro anni fa e si è iscritto alla Bocconi, nella facoltà di Giurisprudenza. Il suo racconto è caratterizzato da una lucidità che lo fa sembrare decisamente più grande di un ragazzo di 22 anni. “Dopo avere ascoltato gli interventi di tutti i relatori, ho deciso di salire sul palco e prendere parola  Personalmente condivido il ruolo della famiglia ma ho voluto “toccare” le premesse implicite della famiglia tradizionale”. 

angelo antinoro-2Si parla di psicoterapia anti gay, camuffata con un più francescano “accompagnamento pastorale”. “A quel punto mi alzo e inizio il mio intervento. Mentre parlo si scatena il trambusto. 'Nessuno di voi sa se ha un figlio eterosessuale o no': appena il tempo di pronunciare questa frase, poi sono stato portato via sottobraccio dagli addetti alla sicurezza. Dopo pochi secondi ero in una stanzetta, identificato dalla Digos. Con la coda dell'occhio ho visto Ignazio La Russa. So quello che mi ha urlato, ma provo indifferenza verso i suoi insulti. Solo le sue scuse potrebbero ristabilire la sua immagine. Tutti quelli che erano lì si professavano modelli genitori, considerando che io potrei essere il loro figlio, è un po' strano...”. Ma l'offesa peggiore non è il “culattone” gridato da La Russa. “Mi sono sentito veramente offeso quando hanno spento il microfono. Questa è una forma di violenza che mai mi era capitata nella vita. Ho avvertito il silenzio intorno a me, non avevo più voce, una sensazione bruttissima.  Poi l'urlo: 'Liberate il palco dal disturbatore'. Speravo che tra i 500 presenti ci fosse qualcuno interessato ad ascoltarmi, ma forse non c'è stato il tempo...”.

Il popolo dei social network in un lampo lo ha eletto “eroe”. “Mi fa piacere, la reazione della platea è il simbolo del malfunzionamento della nostra società. Manca un dialogo onesto. Ascoltare gli altri e poi arrivare alle idee, con certi soggetti è impossibile. La cosa più assurda è che non era un convegno omofobo, eppure è venuta fuori la fobia per le idee di un ventiduennne. È stato antidemocratico interrompere un cittadino che rivolge una domanda in un luogo pubblico, come il palazzo della Regione. Solo urla senza prima avere ascoltato domande”.

E ora? “L'Italia sta fibrillando sotto questa coltre di nebbia, violenza verbale che copre il diritto civile. Sono tornato a casa e ho trovato 1.200 messaggi privati su Facebook. Mi hanno scritto mamme, padri, figli, cattolici, di destra e sinistra, etero e omosessuali. In sintesi mi hanno ringraziato perché ho fatto capire che l'inerzia non è l'unica alternativa. Solidarietà ma anche volontà di emanciparsi. Il dovere al silenzio non è più tollerato da nessuna fascia della popolazione”.

Angelo racconta poi l'uscita dal “guscio”, tutt'altro che traumatica e l'approdo in una realtà diversa come Milano. Diversa ma non troppo. “A Palermo ho frequentato il Iiceo Meli: qua non sono mai mancate le aperture di vedute e la possibilità di allargare enormemente gli orizzonti. Devo essere sincero: non ho mai sentito il gap tra Palermo e Milano. La formazione che ho avuto nella mia città è stata completa e adesso non mi manca nulla. Come ha reagito la mia famiglia dopo i fatti di sabato? Erano un po' "pensierosi", ma sono orgogliosi per la mia scelta coraggiosa. In ogni caso non mi sento eroe. L'eroicità è più nelle conseguenze del gesto. Dalle nostre parti basta una domanda di un ragazzo di 22 anni per fare crollare il mondo...”.

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