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Cronaca

Le scommesse e il "gioco sporco" della mafia: 4 pentiti parlano, chiesto processo per 55 persone

Si tratta degli indagati nell’inchiesta “Game Over” che 1° febbraio del 2018, ha portato a 31 arresti. Il giro d'affari con le ricevitorie avrebbe avuto l'appoggio dei boss. Il ruolo dell'imprenditore Bacchi e le dichiarazioni decisive di Galatolo, Gennaro, Guerrera e Zarcone

Associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, raccolta abusiva di scommesse, truffa ai danni dello Stato, reimpiego e intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti: sono alcuni dei reati indicati nella richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Palermo ai danni di 55 indagati nell’inchiesta “Game Over”, che lo scorso 1° febbraio, del 2018, ha portato a 31 arresti. L’udienza preliminare, si legge nell’avviso firmato dal Gip Maria Cristina Sala, si terrà il 15 gennaio alle 9,30 presso la Seconda Corte di Assise del Tribunale di Palermo.

L’inchiesta sui rapporti tra malavita organizzata e giochi online, coordinata dal Procuratore Generale aggiunto Salvatore De Luca e condotta dai Pm Gualtieri, Luise e Tartaglia, aveva portato a valanghe di arresti e al sequestro di beni immobili, società e conti correnti bancari. Al vertice dell’organizzazione Benedetto “Ninì” Bacchi, personaggio chiave dell’inchiesta e accusato di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio del denaro dei clan.

Assieme ad Antonio Lo Baido, scrive la Procura nella richiesta di rinvio a giudizio, Bacchi “stringeva accordi con i capi delle associazioni criminali dei quartieri di Palermo, che avrebbero imposto le loro imprese quali unici soggetti legittimati a gestire videopoker e scommesse online”. In cambio, i due avrebbero garantito alle organizzazioni criminali “un introito fisso o calcolato a percentuale sulle entrate dell’affare”.

L’attività di apertura di centri scommesse si svolgeva attraverso marchi – B2875, Onebetsport, LPSport, Aleabet – riconducibili alla società maltese Phoenix International, attualmente in amministrazione giudiziaria. Il referente mafioso dei due indagati era in particolare Francesco Nania, capo della famiglia di Partinico, che avrebbe effettuato “molteplici incontri e riunioni, anche in luoghi riservati, finalizzati alla trattazione di affari illeciti, fra gli altri, quelli nel settore delle scommesse online con altri esponenti di rilievo dell'organizzazione mafìosa, svolgendo funzioni direttive per l'organizzazione e di programmazione di gravi delitti e contribuendo a delineare le linee strategiche dell'operato dell’associazione”.

A causa delle imputazioni descritte nel decreto di richiesta di rinvio a giudizio, Bacchi e Nania – entrambi detenuti nel carcere di Tolmezzo - potranno partecipare a distanza all’udienza. La Procura è giunta a chiedere il processo per 55 persone sulla base delle informative della squadra Mobile di Palermo, delle dichiarazioni di quattro pentiti (Galatolo, Gennaro, Guerrera, Zarcone) e di intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che delle dichiarazioni degli indagati nel corso degli interrogatori. 

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