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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

"Uno a uno, palla al centro", così i prof palermitani spartivano cattedre e incarichi

I retroscena "siciliani" sulle regole non scritte dei concorsi nelle università. L'intercettazione che ha fatto nascere l'inchiesta: "Non è che non sei idoneo... Non rientri nel patto", "Che fai? Ricorso? ... Però ti giochi la carriera così..."

Incarichi assegnati non in base a "esami e titoli", come recitano i bandi di concorso, ma ad "appartenenza". Sei figlio del collega? Sei "sponsorizzato" da un docente di peso? Ottimo, il posto è tuo. Non hai nessuno alle spalle? Spiacenti, dovrai attendere tempi migliori. E se ci sono più candidati che posti, allora si cerca l'accordo... ovvero "Uno a uno, palla al centro", come si sente in una conversazione nata per sponsorizzare la palermitana Maria Concetta Parlato che sta per sostenere l'abilitazione. E' quanto emerge dall'inchiesta "Chiamata alle armi", condotta dalla guardia di finanza di Firenze sul mondo dell'università. Tra i docenti coinvolti (sette arrestati, 22 sospesi per un anno e un totale di 59 indagati ndr) anche una folta schiera di palermitani. 

"Concorsi truccati", i palermitani coinvolti nella maxi inchiesta

Chi sono i docenti coinvolti

Travolti dallo scandalo nomi molto noti nell'ambiente accademico. C'è Andrea Parlato, 85 anni, ex ordinario di Scienze delle finanze a Palermo e professionista tra i più affermati in città per faccende legali relative al diritto tributario. Con lui sono sotto inchiesta la figlia Maria Concetta, 54 anni e ricercatrice a Scienze Politiche, e il genero Andrea Colli Vignarelli, 55 anni, ordinario di diritto tributario all’università di Messina, per i quali è stata disposta l’interdizione per 12 mesi dall’esercizio dell’insegnamento. Stesso provvedimento adottato per Salvatore Sammartino, nato a Ravanusa nel 1946, professore di diritto tributario a Palermo. Arresti domiciliari per Giuseppe Zizzo, nato a Trapani nel 1960, avvocato a Milano e ordinario di diritto tributario all'Università Liuc di Castellanza, e Giuseppe Maria Cipolla, palermitano di 53 anni, docente di tributario a Cassino. Interdizione anche per Daniela Mazzagreco, 43enne nata a Pieve di Cadore, docente associato a Giurisprudenza a Palermo. Nella bufera anche Fabrizio Amatucci, docente della Federico II di Napoli, Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia), l'ex ministro Augusto Fantozzi, Roberto Cordeiro Guerra, Pasquale Russo, il professor Victor Uckmar, nel frattempo deceduto.

Gli esami si superano per dinastia

Alla Sicilia sono dedicate diverse pagine dell'inchiesta. Un episodio su tutti: l’abilitazione della palermitana Maria Concetta Parlato per diventare docente universitario. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel 2015 il padre Andrea avrebbe fatto pressioni sulla commissione d’esame. Avrebbe però trovato un ostacolo in Sammartino, interessato a far passare due suoi candidati: Daniela Mazzagreco e un altro ricercatore che non è indagato e che sarebbe stato "sacrificato". 

In una conversazione intercettata dagli inquirenti, Vignarelli parla con il suocero Andrea Parlato e lo avvisa che il commissario Giuseppe Maria Cipolla è “totalmente dalla parte di Sammartino”. Parlato decide così di andare a Bologna da Adriano Di Pietro, il presidente della commissione adesso finito ai domiciliari. Per l’accusa "Parlato è sembrato, fin dall’inizio, consapevole dell’illiceità della conversazione. Gli indagati sono tutti professori di diritto e quindi non possono ignorare i presupposti per l'ammissibilità delle intercettazioni telefoniche. Egli ha giustificato il suo arrivo a Bologna dalla Sicilia proprio dicendo: 'Senti, io ti dico per telefono non si può dire, è chiaro no?'. Dalla conversazione emerge che, secondo l'intenzione di Di Pietro, l'abilitazione di Maria Concetta Parlato sarà scambiata con quella di uno dei candidati che Sammartino vuole abilitare". Di Pietro si richiama al gergo sportivo: "Uno a uno, palla al centro".

Andrea Parlato non si arrende e il 18 marzo, alla vigilia della prima riunione della commissione, parte un nuovo giro di telefonate ad hoc. Anche il professore Sammartino è molto attivo. Fa un viaggio a Milano per incontrare il commissario Espadafor, invitandolo a «essere fermo, di dire bene “non passano questi, non passa nessuno”. "Invita i commissari Amatucci, Espadafor e Zizzo - dicono i giudici - a scambiare il loro voto favorevole ai candidati dei commissari Di Pietro e Cipolla con quello di quest’ultimo favorevole ai suoi candidati".

L'inchiesta

"Il contesto investigativo - spiegano dalla guardia di finanza - ha preso le mosse dal tentativo di alcuni professori  universitari di indurre un ricercatore universitario, candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore del 'diritto tributario', a ritirare la propria domanda, allo scopo di favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la competente commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata". 

Il candidato si chiama Philip Laroma Jezzi e sentendosi dire "Non è che non sei idoneo... Non rientri nel patto" non accetta. Al contrario, denuncia tutto agli inquirenti. I colloqui di Laroma con il professore Pasquale Russo, già ordinario di diritto tributario alla facoltà di Legge di Firenze (anche lui indagato) e con Guglielmo Fransoni, sono tra le prove portate dalla procura. Alle rimostranze del ricercatore (inizialmente bocciato e poi "riscattato" dal Tar ndr) Russo spiega: "Non siamo sul piano del merito, Philip, ognuno ha portato i suoi". E sui "criteri" il docente replica che si tratta di "vile commercio dei posti". "Non siamo sul piano del merito, non siamo sul piano del merito, Philip", "Smetti di fare l'inglese e fai l'italiano", "tu non puoi non accettare", e "che fai? fai ricorso? ... però ti giochi la carriera così...".

"Gli approfondimenti investigativi - dicono le fiamme gialle - hanno consentito di accertare sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario - alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse commissioni nazionali (nominate dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per le procedure di abilitazione all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario – finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi".

Il ministro Fedeli: "Inaccettabile"

"Inaccettabile e fa molta rabbia ciò che sta emergendo". Così il titolare del Miur Valeria Fedeli alla trasmissione "6 su Radio 1" commenta quanto emerso. "Per la prima volta - ha precisato Fedeli - da sei mesi stiamo lavorando con l'Anac per inserire l'università in uno specifico focus del piano anticorruzione e stiamo completando questo lavoro. Entro ottobre avremo questa normativa che ovviamente mette al centro il fatto di rendere più trasparenti i concorsi universitari, verificare, quindi togliere ogni area di opacità e zone d ombra e affrontare in modo molto serio, rigoroso e trasparente ogni parte del funzionamento dell'università. Avere una specifica sezione che mette in regola cosa significa la trasparenza, come si fanno i concorsi, vuol dire già assumere uno strumento che poi le università nella loro autonomia ovviamente adotteranno. Credo sia un atto importante, nel momento in cui lo si assume diventa vincolante per le università".

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