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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Migranti feriti e minacciati di morte": fermati diciassette presunti scafisti

Secondo gli inquirenti si nascondevano tra i 1.052 migranti salvati nelle scorse ore dalla guardia costiera. Sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e ingresso illegale nel territorio dello Stato

Diciassette presunti scafisti tra i 1.052 migranti salvati dalla guardia costiera. La polizia e la guardia di finanza hanno individuato alcuni soggetti originari di Gambia, Senegal, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea e Sierra Leone accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e ingresso illegale nel territorio dello Stato. Adesso sono in carcere in attesa della convalida del provvedimento. Le prime informazioni raccolte dagli investigatori e le indagini della Squadra Mobile hanno permesso di collezionare alcuni indizi sui componenti dell’equipaggio individuandone anche i ruoli. I migranti, tutti di origine subsahariana, sono arrivati deperiti e disidratati. Qualcuno di loro aveva anche la scabbia. Dopo le prime cure prestate dai medici sono state avviate le procedure per smistarli nei vari centri d’accoglienza in tutta Italia.

I diciassette fermati, oltre a mantenere l’ordine durante la navigazione, si occupavano di governare i gommoni e le imbarcazioni di fortuna. “Erano due scafisti per ogni natante - spiegano dalla Squadra Mobile - e in uno erano addirittura tre. Uno stava al timone, l’altro teneva la bussola e un telefono satellitare per lanciare l’allarme alle navi militari mentre il terzo si occupava di garantire la calma”.

I 1.052 migranti, uno dei quali ferito con un colpo d’arma da fuoco e ricoverato al Civico, sono stati salvati al largo delle coste libiche, dalle quali erano partiti dopo aver pagato un biglietto il cui costo va dagli 800 ai 1.000 dollari. “Una volta a bordo - aggiungono gli investigatori - i migranti vengono costretti a fornire i numeri dei loro familiari. Poi gli scafisti li contattavano per chiedere altri soldi, minacciando di morte i loro cari”.

Chi decideva di non pagare veniva venduto e affidato ai predoni. Le sofferenze del viaggio si aggiungono a quelle delle fasi precedenti: dalla segregazione sotto vigilanza armata all’interno di alcuni casolari nell’entroterra di Sabrata, a circa due miglia dalle spiagge, fino al trasbordo sui gommoni utilizzati per la traversata, in condizioni precarie essendo gli occupanti dei gommoni ammassati uno sull’altro. Le indagini del gruppo investigativo Criminalità organizzata hanno consentito di ricostruire alcuni tasselli del network che si occupa della tratta di essere umani.

Fondamentali i racconti di alcuni trafficanti, che hanno fornito agli investigatori alcuni dettagli utili per comprendere le dinamiche a monte dei viaggi della speranza. Gli scafisti non pagano il biglietto e come tutti gli altri sperano di arrivare in Sicilia, facendo viaggiare gratis anche amici e parenti, per poi spostarsi al nord Italia o nel resto dell’Europa. “Stiamo lavorando - aggiungono dalla Squadra Mobile - per ricostruire le nuove articolazioni del network. Dalle indagini emergono nuovi personaggi dediti al traffico di esseri umani. Presto i diciassette fermati saranno interrogati dal giudice per l’udienza preliminare che si dovrà esprimere sulla convalida dell’arresto.

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