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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Rapina a gioielleria nell’agrigentino In cella due pregiudicati palermitani

Secondo l'accusa sarebbero i colpevoli di un colpo messo a segno lo scorso 10 giugno a Palma di Montechiaro che fruttò un bottino di 680 mila euro. Tra loro il nipote di un noto boss di Brancaccio. Si cerca un terzo complice

Arrestati dalla polizia due pregiudicati palermitani accusato di essere gli autori di una rapina messa a segno lo scorso giugno ai danni di una gioielleria di Palma di Montechiaro. In manette sono finiti M.G., 34 anni e G.V., 37enne di via Gentile a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Agrigento, Valerio D’Andria, su richiesta del pm Arianna Clavattini.

Secondo l’accusa lo scorso 10 giugno i due pregiudicati, insieme ad un complice, ancora sconosciuto, si sono resi protagonisti di un blitz in gioielleria, ben pianificato ed articolato che avrebbe loro fruttato, tra denaro e preziosi, circa 680 mila euro. Con aggressività e sfrontatezza i tre tennero in scacco per parecchi minuti la proprietaria della gioielleria, due amiche presenti nei locali, nonché due clienti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti a entrare per primo fu G.V., che con la scusa di dovere acquistare un prezioso per il “superiore”, sembrò rassicurare la titolare dell’esercizio sulle sue buone intenzioni. Dopo pochi attimi giunse M.G., presentato dal G.V. come suo amico e fatto entrare dalla proprietaria.

Una volta entrato M.G. scattò il blitz dei malviventi che, al grido della classica formula “questa è una rapina”, estrassero una pistola e la indirizzarono sulle tre malcapitate. Durante le operazioni di apertura della cassaforte, per altro già sbloccata all’ingresso dei rapinatori,  i due furono aiutati da un terzo complice. Le fasi della rapina furono scandite da comportamenti per nulla scomposti dei malviventi ma anzi pacati e ragionati: i complici, poi si sarebbe capito allo scopo di depistare le inevitabili indagini delle forze dell’ordine, trovarono il tempo di raccontare alla gioielliera particolari della propria vita, naturalmente falsi e fuorvianti. Lo fecero parlando con un accento campano, chiaramente posticcio che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto camuffare ed alterare la provenienza palermitana.

Ma i poliziotti palermitani hanno notato una similitudine del “modus operandi” dei rapinatori di Palma di Montechiaro con quelli all’opera nel corso di una violenta rapina a mano armata compiuta in una gioielleria di Tommaso Natale il 20 dicembre 2010. Le indagini si sono indirizzate quindi sui due pregiudicati. Ai poliziotti della Mobile è bastato sottoporre alle vittime le foto segnaletiche dei pregiudicati per rapina e tra queste quelle di M.G. e G.V. perché i due malviventi venissero identificati come gli autori della rapina.  

M.G. che al momento dell’arresto era ai domiciliari è stato facilmente raggiunto ed arrestato dal personale della “Antirapina” palermitana. G.V. nipote di un noto boss mafioso di Brancaccio, è risultato inizialmente irrintracciabile ed è stato intercettato dai poliziotti dopo circa due giorni dall’emissione del provvedimento nel suo quartiere di residenza.
 

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