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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Cefalù

Cefalù, il Tar respinge ricorso dell'Amap: "Prima viene l’interesse pubblico"

La società partecipata ha cercato di opporsi all'ordinanza dell'Amministrazione con la quale "confermava" l'affidamento del servizio ad Amap durante l'estate. La presidente: "Ci rivolgeremo al Cga, altrimenti falliremo"

"Nel bilanciamento tra i contrapposti interessi, quelle economico evidenziato dall’Amap e quello alla tutela della pubblica incolumità, deve darsi prevalenza all’interesse pubblico tutelato dal comune di Cefalù". Ad affermarlo è la prima sezione del Tar Sicilia in una sentenza per il ricorso proposto dall’azienda municipalizzata di Palermo che, già in passato, aveva manifestato la volontà di lasciare gli impianti idrici della cittadina normanna a causa degli ingenti oneri che ciò avrebbe comportato. L’Amap aveva chiesto la sospensione dell’ordinanza del sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina che disponeva la prosecuzione del servizio anche durante il periodo estivo. "Così rischiamo di far fallire l’azienda, siamo pronti a fare ricorso al Cga", dichiara a PalermoToday la presidente di Amap Maria Prestigiacomo.

La sentenza dello scorso 22 luglio e depositata oggi, costituisce (solo per il momento) l’ultimo capitolo del contenzioso tra comune di Cefalù e Amap, cui era stato affidato il servizio idrico integrato in regime transitorio dopo il fallimento di Aps. Nei mesi precedente l’Amministrazione della cittadina normanna aveva sottoscritto alcune quote dell’azienda aderendo all’aumento di capitale. Il presidente della società palermitana, Maria Prestigiacomo, aveva deciso di interrompere il servizio e "consegnare le chiavi delle infrastrutture" al Comune, consigliandogli di consorziarsi con gli altri comuni non serviti dall’Amap. "Hanno acquistato 100 euro di quote - spiega la presidente - ma non hanno mai avviato le procedure per l’affidamento del servizio. Lo avrebbe dovuto stabilire il Consiglio comunale entro il 29 febbraio scorso e non l'ha fatto".

Gli onerosi costi di gestione di cui aveva parlato la Prestigiacomo si riferivano, tra le altre cose, al potabilizzatore Presidiana, che la avrebbero convinta a non passare dalla gestione transitoria a quella definitiva. "Prendendo in consegna il servizio per Cefalù - ha spiegato la presidente della società partecipata - registreremo una perdita strutturale da 3 milioni l'anno. Una circostanza che riteniamo inaccettabile". Il sindaco Lapunzina, dopo le dichiarazioni fatte durante l'inverno, tuonò contro la numero uno di Amap parlando "interruzione di pubblico servizio" e sostenendo che tale decisione sarebbe stata presa "in palese violazione della norma di legge regionale e dei principi fissati dal legislatore nazionale".

Da qui l’ordinanza "urgente" in vista dell’estate, la numero 45 del 3 giugno 2016, per la quale il Comune aveva chiesto all’avvocatura di stato di essere difeso nel contenzioso con Amap. Richiesta alla quale è stato risposto che l’Amministrazione di Cefalù avrebbe dovuto provvedere autonomamente con i propri legali in quanto l’atto non era stato emesso a fronte di "eventi emergenziali caratterizzati da eccezionalità e imprevedibilità". Con quell’ordinanza, in sostanza, il sindaco avrebbe agito quale "ufficiale di governo" senza però aver ricevuto alcuna delega dal prefetto di Palermo. "Il che comporta, ulteriormente, che unico legittimato a contestare le censure volte a denunciare - scrive l’avvocato di Stato - la supposta illegittimità dei provvedimenti emessi in via sostitutiva, è il solo Comune".

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