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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

La gestione dei beni confiscati alle mafie: problemi vecchi e prospettive future

La confisca dei beni è l'arma più potente dello Stato contro le mafie

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Partiamo da alcuni dati forniti dal Ministero degli Interni. L'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata gestisce un patrimonio di circa trenta miliardi di euro. Una manovra finanziaria dello Stato con beni in tutta Italia di cui quasi la metà di essi in Sicilia concentrati nella provincia di Palermo. Proprio perché la confisca dei beni è probabilmente uno dei mezzi più efficaci nella lotta alla criminalità organizzata l'istituto che li governa, dovrebbe garantire il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione mediante la trasparenza e la facile accessibilità a tutti.

Il sito web dell'Anbsc (www.benisequestraticonfiscati.it) invece è scarno ed incompleto, molte statistiche non sono aggiornate, la banca dati è carente nonché di difficile consultazione. Di molti immobili e aziende confiscate, i file relativi non si aprono o se si aprono sono lacunosi nei contenuti. Ancora oggi una delle criticità è l'assenza di un albo nazionale degli amministratori giudiziari e di un tariffario unico che regoli in maniera uniforme i compensi. In pratica ciascun magistrato decide quale compenso liquidare agli amministratori, secondo una propria valutazione. A distanza di anni dal varo del codice antimafia i regolamenti sono stati istituiti, la legge prevede gli albi, peccato che degli stessi non ci sia ancora nessuna traccia.

Sulla gestione dell'Agenzia si sono da sempre scontrate due correnti di pensiero. Chi ritiene che i beni confiscati vadano restituiti alla collettività. E chi crede che i beni debbano essere venduti a privati o gestiti da manager. Noi propendiamo per la prima ipotesi perché con il riutilizzo per fini sociali degli immobili confiscati definitivamente si raggiunge l'obiettivo di restituirli alla collettività cui erano stati illegalmente sottratti. La realtà è piena di esperienze positive di riutilizzo a fini sociali di immobili confiscati, pur in presenza di numerose criticità, prime tra tutte la lentezza delle procedure giudiziarie e di destinazione dei beni e la mancanza di risorse necessarie per il recupero dei beni, per l'avvio di attività produttive sui terreni e per il mantenimento in vita delle aziende. Queste criticità evidenziate però devono rappresentare l'occasione per proporre azioni incisive su tali alterazioni perché in questo momento l'esperienza italiana di riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati è divenuta un punto di riferimento anche a livello europeo. Sul fronte dei controlli sull'operato dell'Agenzia la situazione è inconcepibile.

L'ultima ispezione da parte della Corte dei Conti risale al 2010 e da allora più nulla. La condizione generale suggerisce che il sistema vada modificato ed aggiornato per quanto concerne la struttura, la dislocazione territoriale, la dotazione organica e le dinamiche operative. Essendo questo uno degli strumenti più temuti dalle mafie occorre renderlo efficace, efficiente, trasparente, operativo e snello in modo tale da reggere l'onda d'urto costituita dall'onere di gestire l'imponente numero di beni confiscati. Oggi, dopo lo scandalo di Palermo (con indagini per reati di corruzione, induzione, abuso d'ufficio, violazione di segreto sul giudice responsabile della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, su altri tre magistrati e sul più importante amministratore giudiziario italiano) purtroppo siamo di fronte alla palese dimostrazione che l'ente sia stato lasciato in balìa di se stesso.

Una situazione simile ovviamente va tutta a vantaggio della criminalità organizzata con il concreto rischio che beni confiscati alla mafia possano ritornare nella disponibilità e nella gestione dei mafiosi. Non dobbiamo mai dimenticarci che le organizzazioni criminali temono moltissimo ciò che intacchi il loro potere economico. Toccare quelli che sono i loro interessi economici, diventa dirompente e rappresenta un mezzo di lotta che nel tempo è sicuramente vincente. I beni confiscati e la loro gestione data alla collettività inoltre rappresentano la grande occasione che ha lo Stato di rilanciare le politiche sociali e le attività economiche in quelle zone dove la mafia è credibile perché dà lavoro. Dobbiamo fare in modo che un'antimafia non delegittimi un'altra antimafia, evitando scontri tra associazioni, uomini dello Stato, imprenditori. Occorre unirsi per raggiungere l'obiettivo comune: la sconfitta delle mafie.

Vincenzo Musacchio - Giurista, docente di diritto penale

e direttore della Scuola di Legalità "don Peppe Diana" di Roma e del Molise

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