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Cronaca

Dichiarato ufficialmente il fallimento Gesip, Orlando: "Si chiude pagina triste"

Era stata costituita nel 2001. Lo stato di insolvenza è stato dichiarato dal ministero dello Sviluppo economico nel mese di gennaio 2013 e già due precedenti richieste di dichiarazione di fallimento, presentate dalla società stessa a dicembre 2012 e maggio 2013, erano state respinte

Il tribunale fallimentare ha decretato il fallimento della Gesip, la società a partecipazione comunale creata nel 2001, quando il Comune era retto dal commissario Guglielmo Serio. L'istanza di fallimento era stata presentata da alcuni creditori e a essa aveva aderito lo stesso liquidatore della società, Carlo Catalano, nominato dal sindaco Leoluca Orlando. Lo stato di insolvenza era stato dichiarato dal ministero dello Sviluppo Economico a gennaio del 2013 e già due precedenti richieste di dichiarazione di fallimento, presentate dalla società stessa a dicembre 2012 e maggio 2013 erano state respinte.

La società, come è noto, venne costituita da Comune (51%) e Italia Lavoro-Stato (49%) nel 2001, poi proseguita dall'amministrazione guidata dal sindaco Diego Cammarata che nel 2004 acquistò anche la quota di Italia Lavoro, e si è quindi caricato l'intero onere, in precedenza condiviso con lo Stato, allargando i servizi resi e il numero dei dipendenti cresciuto sino a raggiungere una punta di circa 2.000 unità, che erano poi scese a circa 1.700 a seguito dei pensionamenti.

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Nel 2010, pur essendo la Gesip partecipata al 100% dal Comune, dal bilancio comunale sono stati cancellati del tutto i fondi destinati ai servizi resi dall'Azienda che è stata posta in liquidazione. Per dodici mesi (da maggio 2011 ad aprile 2012) è andata avanti in proroga e con erogazione straordinaria di risorse del Governo nazionale grazie ad una prima Ordinanza di Protezione civile. Ad inizio 2012 la precedente Amministrazione ha rassegnato le dimissioni lasciando la gestione del Comune ad un Commissario che il 4 maggio ha chiesto e ottenuto un nuovo intervento di Protezione civile.

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Dal 2012 e fino al 2014, dopo l'insediamento della nuova Amministrazione comunale, grazie a diversi interventi combinati fra amministrazione comunale (che ha destinato ingenti risorse proprie), Stato, Inps e Regione, i lavoratori sono stati prima posti in cassa integrazione e poi assorbiti dalla Reset, la nuova azienda votata dal Consiglio comunale e che ha progressivamente assorbito i lavoratori rimanenti dopo un piano di esodo e prepensionamenti, avviando la riorganizzazione del lavoro e dei servizi alla città.

"Con questa sentenza - dichiara il sindaco Leoluca Orlando - si chiude definitivamente una delle più tristi pagine dell'amministrazione pubblica italiana: un Comune che nel decennio fra il 2001 e il 2011 è riuscito a distruggere economicamente aziende sane (come era l'Amia fino al 2000) e a costruirne di nuove che hanno brillato unicamente per sprechi, inefficienze e clientele (come sono state Gesip e i suoi satelliti). Non ci sono altri esempi in Italia di aziende a capitale unicamente pubblico di cui sia stato dichiarato il fallimento. Questa sentenza ricorda a tutti ciò che abbiamo trovato nel maggio del 2012 e il disastro che abbiamo evitato pur fra mille difficoltà. Le due aziende comunali che avrebbero dovuto curare igiene, pulizia e decoro erano di fatto già fallite e il patrimonio che rappresentavano era stato del tutto saccheggiato; i loro circa 4.000 dipendenti erano a rischio di perdere ogni possibilità di reddito e lavoro. Con Rap e Reset abbiamo ricostruito un percorso, che certamente ancora necessita di impegno, energie e collaborazione da parte di tutti, ma che ha evitato alla città una vera e propria tragedia economica, sociale e in termini di esistenza di alcuni servizi essenziali".

"Con II fallimento della Gesip  - commenta Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia - i lavoratori dovranno chiedere le spettanze a titolo di Tfr al fondo di garanzia dell'Inps. Per ben due volte il responso del tribunale era stato diverso ma la Gesip era stata dichiarata insolvente. Tanto che i lavoratori hanno dovuto fare ricorso ai decreti ingiuntivi per il riconoscimento del credito a titolo di Tfr".

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