rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Zen

"Allo Zen non ci fu alcuna sparatoria": chiesto processo per i 2 poliziotti

Si è chiusa l'inchiesta sul presunto finto conflitto a fuoco avvenuto il 16 marzo del 2015. Il sostituto procuratore Bonaccorso sta per chiedere il rinvio a giudizio dell’ispettore Francesco Elia e dell’assistente capo Alessandra Salamone

Chiusa l’inchiesta sulla presunta finta sparatoria avvenuta allo Zen il 16 marzo del 2015 e che, secondo la Procura, sarebbe stata organizzata ad arte da due poliziotti per ottenere un riconoscimento dal ministero dell’Interno. Il sostituto procuratore Maurizio Bonaccorso si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dell’ispettore Francesco Elia e dell’assistente capo Alessandra Salamone, che devono rispondere di calunnia, simulazione di reato, procurato allarme e danneggiamento dell’auto di servizio.

I due poliziotti finirono agli arresti domiciliari lo scorso luglio, a un anno e quattro mesi dai fatti. Secondo l’accusa si sarebbero inventati tutto, arrivando all’autolesionismo (Elia riportò una ferita di striscio ad un braccio) solo per ottenere un premio. Gli indagati, difesi dagli avvocati Nino Zanghì e Teresa Re, hanno sempre respinto l’accusa, sostenendo di essere stati aggrediti quel giorno in via Marciano e di aver dovuto dunque rispondere al fuoco.

Secondo la ricostruzione del pm, furono loro stessi quel giorno, intorno alle 18.30, ad avvertire la sala operativa che stavano seguendo un’auto sospetta, una Hyundai Atos grigia. Poco dopo avrebbero anche riferito della sparatoria e ne era nata una caccia all’uomo con numerose volanti per mezza città. Alla fine, il presunto autore dell’aggressione, un giovane di etnia rom, Roberto Milankovich, era stato bloccato a bordo di una Atos ed accusato dell’aggressione ai due poliziotti. Dopo 59 giorni di carcere era stato però del tutto scagionato (e da qui l’accusa di calunnia per Elia e Salamone): nel momento in cui era in corso la sparatoria lui si sarebbe trovato al commissariato San Lorenzo, essendo sottoposto all’obbligo di firma. Attualmente è sotto processo solo per resistenza a pubblico ufficiale: spaventato perché era senza patente, non si sarebbe fermato all’alt intimatogli ripetutamente dalle volanti quella sera.

Secondo la Procura, quindi, l’ispettore e l’assistente capo si sarebbero inventati tutta la storia. Ma gli avvocati sostengono che le perizie balistiche compiute non sarebbero attendibili. Contestano inoltre anche il movente: arrivare a spararsi da soli a un braccio per ottenere un riconoscimento (Elia avrebbe all’attivo decine di encomi) non sarebbe un’ipotesi sostenibile. Ora il gip deciderà quando fissare eventualmente la prima udienza a carico dei poliziotti.    
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Allo Zen non ci fu alcuna sparatoria": chiesto processo per i 2 poliziotti

PalermoToday è in caricamento