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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Ciaculli / Via Francesco Melendez

Per mesi in un’auto come casa, ora “abusivi” in un bene confiscato

L'associazione L'Aquilone Onlus, che si occupa dell'affido temporaneo di bambini, ha "prestato" ad una famiglia la sede in attesa di una soluzione da parte del Comune: "Pensavamo a una cosa breve, adesso siamo noi senza casa"

Per mesi hanno avuto per casa la loro auto, poi un’associazione ha messo a disposizione un bene confiscato. Ma adesso risultano abusivi. Dopo la storia di Luigi Tripiciano, che con moglie e cinque figli vive in una casa di soli 9 metri quadrati, ecco un altro volto dell’emergenza abitativa a Palermo. Antonio Dolcemascolo, 33 anni, e Rosalia Lucido, 28, sono due coniugi palermitani rimasti senza lavoro e senza casa dallo scorso luglio. Da allora hanno vissuto in auto insieme ai figli di sei e sette anni.

Il loro disagio è stato raccontato dai giornali, e a raccogliere l’appello per trovare casa è stata Cecilia Dorangricchia, presidente dell'associazione L'Aquilone Onlus, che si occupa dell’affido temporaneo di bambini. I due coniugi da un mese a questa parte hanno così trovato ospitalità in un bene confiscato alla mafia in via Melendez 46 a Ciaculli, che la Dorangricchia ha avuto affidato in qualità di presidente dell’associazione Aquilone Onlus. Doveva essere una sistemazione temporanea nell’attesa che dal Comune giungesse una soluzione, ma niente.

“Il nostro gesto di solidarietà – spiega Cecilia Dorangricchia – adesso è diventato un problema. Avendo dato ospitalità a questa famiglia, non possiamo utilizzare più la struttura, sospendendo di fatto le attività, che consistono principalmente in progetti di affido temporaneo per bambini provenienti dalle ex repubbliche sovietiche. Ci troviamo nella situazione paradossale perché adesso siamo noi senza una casa. Pensavo fosse una sistemazione di 20,30 giorni, invece dal Comune non è arrivata più alcuna risposta".

"Tra l’altro, la famiglia in questo immobile risulta comunque “abusiva”, e  siamo stati sollecitati a far liberare i locali. Possibile – si chiede la presidente – che si debba ricorrere sempre a gesti eclatanti per avere attenzione? Possibile che il Comune non riesca a trovare una sistemazione dignitosa a questa famiglia?”

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