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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Valanga di euro falsi dalla Cina, Palermo "capitale" dello smercio

I retroscena dell'operazione "Shanghai Money", che ha portato all'arresto di 12 persone tra cui 2 palermitani. L'input dell'indagine dall'omicidio Pandolfo. A concretizzare le ipotesi investigative il sequestro di un container con tonnellate di monete

Avevano scelto Palermo per smerciare la valanga di euro falsi prodotti in una zecca clandestina in Cina. Il punto di riferimento in città sarebbe stato un ghanese di 45 anni, Seidu Abdulai. Il primo input all'indagine è arrivato dall'omicidio dell'imprenditore Massimo Pandolfo, il cui cadavere colpito da oltre 40 coltellate, fu rinvenuto la notte tra il 25 e il 26 aprile del 2013, al Teatro del sole, nella zona di Acqua dei Corsari. Un cliente straniero aveva pagato con monete false un ragazzino che si vendeva per pochi spiccioli.

I carabinieri di Palermo insieme al reparto Antifalsificazione monetaria di Roma e supportati dai comandi di Napoli, Salerno e Cosenza - nell'ambito dell'operazione "Shanghai Money" - hanno sgominato una banda che ha immesso in Italia tonnellate di monete da 1 e 2 euro taroccate. Insomma, non più solo vestiti e giocattoli. Dall'estremo oriente ora arrivano direttamente i soldi "made in China" (GUARDA IL VIDEO). Un provvedimento di "fermo di indiziato di delitto" è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo nei confronti di 12 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di aver promosso ed organizzato un’associazione criminale che si occupava "dell’approvvigionamento e della distribuzione di monete metalliche false". Gli arrestati a Palermo sono quattro: una coppia di ghanesi che gestisce un piccolo market in città, e due palermitani: Gaetano Di Maria e Giovan Battista Filippone, uno lavora nei mercatini rionali e l'altro fa l'autotrasportatore.

I LEGAMI CON L'OMICIDIO PANDOLFO - L’esecuzione dei provvedimenti conclude una complessa attività investigativa sotto la guida del procuratore aggiunto Bernardo Petralia, e dei sostituti procuratori Calogero Ferrara e Claudio Camilleri. Le indagini, iniziate lo scorso aprile, nascono nell’ambito del procedimento penale scaturito dall'omicidio Pandolfo, maturato nell’ambito di un contesto di prostituzione minorile dove le prestazioni venivano corrisposte anche con denaro falso. Anche quest'indagine era affidata ai sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri che, oltre ad occuparsi del crimine principale, hanno poi seguito quella che è stata una vera e propria intuizione. In quel contesto furono infatti rinvenute 190 monete da 2 euro, risultate poi false. "Un'operazione di cui andiamo orgogliosi - ha detto il procuratore aggiunto Bernardo Petralia - nata per caso e nell'ambito della quale sono poi emersi i particolari che ci hanno portato fino a questo punto. La curiosità anche investigativa, oltre che dei magistrati in primis i sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, ha consentito di scoprire una organizzazione radicata e ben articolata".

LA FIGURA DEL GHANESE - La complessa ed articolata indagine ha permesso, partendo dalla figura del ghanese Seidu Abdulai, 45 anni, punto di riferimento a Palermo per l’approvvigionamento e lo smercio di monete contraffatte, di accertare l’esistenza di un sodalizio criminoso con diramazioni nel territorio palermitano e campano. Una struttura verticistica precisamente articolata e delineata, in seno alla quale ogni soggetto ricopre un ruolo ben determinato, con compiti specifici all’interno di una “filiera” in grado di assicurare l’importazione e la circolazione della valuta falsa fino alla fase della “spendita” di ogni singola banconota e/o moneta contraffatta.

LEADER CINESI, MANOVALANZA ITALIANA - Il “leader” dell’associazione individuata operava in Cina. Si tratta di Yong Zhuangxiao che, mantenendo contatti diretti con la zecca clandestina, anch’essa verosimilmente ubicata nel territorio della repubblica popolare cinese, e provvedendo al trasporto nel territorio Italiano, tramite l’opera di Huang Zhongming, Ren Yuping, Huang Yunrui, Huang Hanxia, Stancato Dino, Merolla Antonietta e Verdoliva Vincenzo, tutti residenti in Campania, assicura agli altri associati il rifornimento di grandi quantità di valuta falsa da smerciare successivamente e principalmente nella “piazza” palermitana. Questi altri personaggi, tra cui spiccano Abdulai Seidu, Idehen Oduwa Sarah, Di Maria Gaetano, Filippone Giovan Battista concorrono, con ruoli e mansioni prestabiliti, alla realizzazione degli scopi criminali perseguiti, offrendo un contributo determinante e conseguendo profitti illeciti attraverso la cessione della valuta falsa ad un prezzo di costo man mano crescente lungo la filiera distributiva.

IL SEQUESTRO DEL CONTAINER - A concretizzare le ipotesi investigative, e le prime perplessità espresse dal Cnac italiano, vi è il sequestro di un Container proveniente dalla Cina operato il 23 settembre 2014, nel corso di una perquisizione effettuata all’interno di un magazzino in Poggiomarino (NA), ove venivano rinvenuti 306 tubolari di metallo, ognuno dei quali contenente mille monete da un euro e due euro per un importo complessivo pari a 556.000 euro, appositamente preso in affitto da un’azienda, creata ad hoc per l’importazione delle monete, effettivamente gestita da Huang Zhongming, primo punto di contatto in Italia con l’importatore Yong Zhuangxiao.

LE MONETE - Ogni moneta falsa infatti viene catalogata con un indicativo di classe — una sorta di carta d’identità — redatta sulla base delle sue caratteristiche falsoscopiche e le monete in parola presentano, sin dai primi sequestri, un profilo tecnico/produttivo tale da far ritenere che i falsari fossero in grado di realizzare una vera e propria produzione di massa. Infatti, dall’analisi degli esemplari di monete contraffatte è stato possibile ricostruire il procedimento di falsificazione comprendendo come lo stesso fosse analogo a quello utilizzato per la produzione delle monete genuine. Invece di ottenere i coni con il bagno galvanico per elettroerosione (tecnica sino ad ora riscontrata), i falsari hanno infatti seguito la più elaborata tecnica della modellazione a mano con la predisposizione di apposite matrici e con il chiaro intento di realizzare una sorta di produzione “a ciclo continuo”. Il monitoraggio dei sequestri amministrativi delle monete false appartenenti alla classe in questione ha visto sin da subito un propagarsi del fenomeno: dal territorio di Palermo a quello di Torre del Greco, Como, Modena e, oltre i confini nazionali, a Malta.

Le successive analisi svolte sulle monete da parte di una task force internazionale di esperti anticontraffazione provenienti da otto paesi dell’eurozona individuati da Olaf (articolazione della Commissione Europea che si occupa del contrasto alle frodi valutarie nei Paesi dell’Unione), attraverso il Centro Tecnico-Scientifico Europeo (CTSE), hanno permesso di comprendere che la produzione dei falsi in parola è avvenuta tramite differenti lotti di coni utilizzati sino alla rottura. Questa tecnica, assolutamente innovativa, è pericolosa sia in termini quantitativi che qualitativi del prodotto, motivo per il quale è stata interessata anche EUROPOL che ha allertato le forze di polizia europee.

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