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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Estorsione di Dell’Utri a Berlusconi, l’inchiesta da Palermo a Milano

La Procura palermitana aveva rivendicato la titolarità dell'indagine. Ma il procuratore generale della Cassazione ha spostato la competenza sul caso in Lombardia perché è lì che si sarebbe perfezionato il presunto reato

Il reato di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi di cui è accusato Marcello Dell'Utri si sarebbe perfezionato a Milano con vari bonifici bancari. E' per questo che, secondo il pg della Cassazione, scatta l'incompetenza della Dda di Palermo con il conseguente trasferimento degli atti ai pm milanesi. Il provvedimento della Procura generale, che non è impugnabile, mette in discussione i punti principali della linea dei magistrati siciliani che avevano già respinto l'eccezione di incompetenza presentata dai legali di Berlusconi, Nicolò Ghedini e Piero Longo, e avevano svolto diversi atti istruttori.

Oltre ad avere sentito Berlusconi come "parte offesa" e la figlia Marina come teste, avevano chiesto una rogatoria con la Repubblica di Santo Domingo. Proprio in una banca del paese centroamericano erano finiti i 20 milioni di euro versati dal cavaliere a Dell'Utri il giorno prima della sentenza della Cassazione nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa in cui è imputato il senatore del Pdl. I 20 milioni costituiscono, ufficialmente, il pagamento per la compravendita della villa di Dell'Utri sul lago di Como. Per i pm siciliani il valore dell'immobile sarebbe stato "gonfiato" per mascherare un altro episodio di estorsione. La somma è stata versata su un conto aperto presso la Banca popolare di Sondrio ma è stata subito dirottata nel conto dominicano dalla moglie di Dell'Utri, Miranda Ratti, pure indagata.

Attraverso la rogatoria i pm palermitani avrebbero voluto accertare non solo le modalità del passaggio di denaro ma anche la destinazione finale del denaro: l'ipotesi investigativa è che, attraverso la mediazione di Dell'Utri, anche quei soldi siano finiti almeno in parte alla mafia. Sarebbe così confermato il ruolo di "mediatore" tra Cosa nostra e Berlusconi che anche la Cassazione, con la sentenza che ha disposto un nuovo processo d'appello, ha attribuito al senatore del Pdl.

Le motivazioni di questa sentenza vengono richiamate dai pm di Palermo per sostenere la propria competenza. Ma ora il pg della Cassazione sostiene che quel verdetto "non appare rilevante ai fini di una eventuale competenza per connessione". In quel processo la responsabilità di Dell'Utri viene affermata fino al 1992 "mentre i fatti per cui si procede sono successivi".

Oltretutto, sottolinea ancora il pg, le due vicende giudiziarie si trovano in "fasi procedimentali diverse". Non è quindi ipotizzabile alcuna connessione. La presunta estorsione ai danni di Berlusconi copre un periodo compreso tra il 2000 e il 2012. In tutto il cavaliere avrebbe versato 40 milioni di euro. Ma tracce di versamento vengono individuate dai pm palermitani anche alla fine degli anni Ottanta quando Berlusconi avrebbe donato a Dell'Utri titoli per oltre 700 milioni di lire. L'unico punto che la Procura generale della Cassazione condivide con i magistrati di Palermo è la contestazione a Dell'Utri dell'aggravante di avere favorito la mafia. Per questo gli atti saranno trasmessi alla Dda di Milano. (Ansa)

 

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