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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Epatite C, l'allarme dei medici: "I pazienti non vanno a farsi curare"

L’Sos lanciato dai gastroenterologi nel corso del summit con esperti dell'università palermitana. L’invito a specialisti e medici di medicina generale è quello a mobilitarsi per inviare i pazienti per il trattamento

Per centrare l’obiettivo dell’eradicazione dell’infezione da epatite C (HCV), al momento il vero problema non è la disponibilità delle cure, ma l’insufficiente reclutamento dei pazienti, fermo a 60mila, contro gli 80mila previsti dall’Aifa per il 2017. E’ l’allarme lanciato dai gastroenterologi nel corso del summit di esperti “Hepatology in motion: research and utilities”, congresso organizzato congiuntamente dall’università di Palermo (con l’università Federico II di Napoli) che ha rappresentato l’occasione per mettere a punto, tra l’altro, lo stato attuale delle cure per l’epatite C erogate in Italia. L’invito a specialisti e medici di medicina generale è quello a mobilitarsi per inviare i pazienti per il trattamento. Il c

E’ un momento in cui i farmaci hanno raggiunto percentuali di efficacia elevatissime – oltre il 95 per cento – il che significa sostanzialmente una cura universale disponibile per tutti. “Eppure ci sono ancora due ordini di problemi – ha spiegato Antonio Craxì, professore di Gastroenterologia all’università di Palermo e presidente della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige) – da un lato quello dell’accesso universale alle terapie, non nel senso delle possibilità di accesso – teoricamente possiamo darle a tutti – ma nel senso del reperimento dei pazienti. Siamo ancora largamente al di sotto del target fissato dall’Aifa di 80 mila terapie per anno – stimiamo di chiudere l’anno 2017 con non più di 60 mila pazienti trattati – quindi con un deficit importante rispetto al dovuto. E questo potrebbe causare un ritardo rispetto ai piani di eradicazione dell’epatite C che ci siamo posti a livello nazionale e che sono peraltro in linea con quanto l’Oms ci detta. Quindi c’è stato un forte richiamo a tutte le parti interessate e anche ai medici di medicina generale di attivarsi per inviare i pazienti per il trattamento”.

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