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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Via Ballaro

L'"erba" si coltiva, la cocaina si importa: lo spaccio a Ballarò controllato dalla mafia

I retroscena dell'operazione "Andreas", che ha portato all'arresto di dieci persone. La polizia ha ricostruito la rete di vendita della droga: dalle coltivazioni ai pusher. Il linguaggio in codice usato e la somiglianza di un cliente con l'ex calciatore tedesco Brehme

Le zone della movida, Ballarò su tutte, si confermano piazze privilegiate per lo spaccio di droga e l'uso di sostanze stupefacenti accomuna tutte le fasce della società: dallo studente annoiato al libero professionista che vuole "rilassarsi". Le dosi passano di mano in mano per un volume d'affari a molti zeri: per una dose di marijuana o hashish si pagano da 5 a 10 euro, ma per la coca il prezzo sale vertiginosamente e si attesta tra i 50 e 100 euro. Se la marijuana si coltiva in zona, per la cocaina gli affari si fanno con la Calabria, dove le cosche della 'ndrangheta dettano le regole anche alla mafia. Sono alcuni dei retroscena dell'operazione "Andreas", condotta dalla polizia che ha portato all'arresto di dieci persone. (I NOMI DEGLI ARRESTATI)

Il nome scelto dagli inquirenti per l'indagine si ricollega al linguaggio usato dagli indagati che, per indicare un cliente abituale, facevano riferimento alla somiglianza con l'ex calciatore interista Andreas Brehme. I provvedimenti - eseguiti dai poliziotti della sezione antidroga della squadra mobile, su richiesta della Dda di Palermo - sono la fase conclusiva di un'indagine avviata nell'ottobre del 2011 e segnata dal sequestro di due piantagioni di marijuana nel 2012 (IL VIDEO DEL BLITZ DELLA POLIZIA DI ALLORA). Tutto è iniziato con il monitoraggio dei singoli pusher, da questi si è risaliti sia alle coltivazioni di "erba" sia ai contatti con la Calabria per la coca. Dopo i primi sequestri gli indagati sono stati costretti a cambiare fornitori, portando così gli inquirenti a monitorare i vari canali del narcotraffico.

Droga, retata con 10 arresti - le foto

LA MOVIDA E LO SPACCIO - L'attenzione degli inquirenti si è concentrata sulla zona di Ballarò, di giorno animata dal mercato e di sera dai molti locali presi d'assalto dai giovani. "Lo spaccio e il traffico di droga - sottolinea il questore Guido Longo - sono ancora un fenomeno molto remunerativo. A colpire è il fatto che interessi, in modo trasversale, tutta la popolazione: da ragazzi giovanissimi agli adulti, dal disoccupato al professionista. Hashish e cocaina sono le sostanze che vanno per la maggiore". "Dove c'è una maggiore frequentazione da parte dei giovani - spiega il capo della Squadra Mobile Antonino De Santis - c'è anche il mercato più appetibile per i pusher. Ballarò rappresenta una piazza importante per la vendita. Abbiamo iniziato le indagini proprio seguendo i movimenti dei pusher che cedevano dosi di droghe cosiddette leggere".

LA COCAINA SI IMPORTA, L'HASHISH INVECE SI COLTIVA "IN CASA" - Quello che emerge dalle indagini della polizia è la diversificazione dei canali di approvvigionamento della droga. La cocaina arriva da altre regioni. A dominare, in questo caso, è la Calabria. "Da alcuni anni - sottolinea il capo della sezione antidroga della Mobile, Stefano Sorrentino - la 'Ndrangheta ha assunto il pieno controllo. Sono i calabresi a dettare le regole e, in questo caso, la mafia è tenuta a rispettarle".

La marijuana invece viene coltivata a Palermo e provincia. Gli inquirenti nell'ambito dell'indagine hanno sequestrato due piantagioni - una a Campofelice di Fitalia e una a Monreale - con circa cinquemila piante. Sequestrate anche anche foglie di marijuana già essiccate per un peso complessivo di sessanta chili, 2 chili e 500 grammi di hashish e circa cento grammi di cocaina. "Le piantagioni - precisa Sorrentino - sono in zone impervie, difficili da raggiungere e molto controllate. Non solo sono dotate di impianti di irrigazione perfettamente funzionanti che garantiscono la cura 24 ore al giorno per 365 giorni, ma sono anche sorvegliate giorno e notte. Alcuni degli indagati dormivano in loco e abbiamo rinvenuto anche una pistola con matricola abrasa con il colpo in canna. Questo significa che chi controllava era pronto a difendersi, non tanto dalle forze dell'ordine, ma da altri malviventi interessati a una coltivazione tanto rigogliosa. Alcune piante erano alte tre metri".

POLIZIOTTI "ESCURSIONISTI" - Per monitorare le coltivazioni, gli stessi agenti hanno dovuto cercare degli escamotage. "Alcuni  - dice Sorrentino - si sono finti escursionisti, altri invece si sono improvvisati ciclisti. Una presenza 'estranea' saltava all'occhio, ma le attività di osservazione dinamica erano fondamentali per noi".

TUTTO RUOTA ATTORNO A UNA PERSONA - Personaggio di spicco dell'indagine è Giovanni Bronte. Formalmente - spiegano gli inquirenti - ha una bancarella di frutta e verdura a Ballarò e una stalla nella zona del Foro Italico. E' lui - appartenente alla famiglia mafiosa Bronte di Porta Nuova - a gestire lo spaccio nel quartiere. Per la sua attività si avvale di alcuni pusher pagati sia in contanti sia con altre dosi, che potevano poi rivendere ad altri spacciatori "minori". Un ruolo chiave per le coltivazioni spetta a Salvatore Cappello e Salvatore Provenzano, responsabili delle piantagioni sequestrate.

LINGUAGGIO IN CODICE - L'operazione "Andreas" conferma come pusher e fornitori usino parole in codice per comunicare. "Mai - spiega Sorrentino - la droga viene chiamata con il vero nome. Fanno riferimento sempre a 'palloni' nel caso della somiglianza con il calciatore; a cassette di frutta. Le corrispondenze sono emerse nel corso dell'indagine".

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