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Cronaca Falsomiele

Rifiuti tossici scaricati come sabbia Falsomiele, il business dietro la discarica

Formalmente la ditta di Salvatore Ribaudo si occupava d'altro, ma l'azienda guadagnava interrando eternit, mercurio e sfabbricidi in un terreno abbandonato e vicino alle falde acquifere da cui attingono i pozzi. Documentati 58 episodi di smaltimento in 70 giorni

Dovevano scaricare sabbia, invece gettavano perfino rifiuti tossici in una discarica non autorizzata. Per soli 250 euro "a trasporto", non si facevano scrupoli ad inquinare un'area che si trova a trecento metri dal centro abitato e dove si trovano numerosi pozzi. E' uno scenario inquietante quello portato alla luce dai carabinieri che hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare: in carcere sono finiti Salvatore Ribaudo (53 anni), titolare dell'omonima azienda, ed il figlio Claudio (25 anni), domiciliari per il dipendente Francesco Ginex (47 anni). Divieto di dimora per V.R (28 anni). Il valore dell'azienda sequestrata, che comprendeva anche 16 mezzi, ammonta a circa un milione di euro.

L'organizzazione, a cui viene contestata la realizzazione di una discarica non autorizzata e priva di protezioni per il terreno, il deposito e l'abbandono di rifiuti in un area di 4 mila metri quadrati immersa negli agrumeti di Falsomiele, operava dietro le spoglie dell'azienda nata nel 1998 e formalmente iscritta all'albo dei trasportatori dal 2001. La Ribaudo Salvatore si era accreditata per la raccolta ed il trasporto di rifiuti non pericolosi, ma in realtà faceva ben altro. "Così come in alcune ben note realtà campane - spiegano i carabinieri - anche a Palermo l’impatto ambientale di una sconsiderata gestione dei rifiuti ha provocato danni devastanti". Le indagini hanno infatti documentato, in appena 70 giorni, 58 episodi di smaltimento di ogni tipo di materiale.

VIDEO: LE IMMAGINI E LE INTERCETTAZIONI

Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituiti Calogero Ferrara e Caterina Malagoli, hanno avuto inizio alla fine del 2012, hanno permesso di scoprire la fitta rete commerciale creata da Salvatore Ribaudo, il quale si presentava come titolare di un'azienda che avrebbe dovuto semplicemente raccogliere e conferire i rifiuti presso impianti autorizzati che si sarebbero occupati del loro trattamento e smaltimento, timbrando gli appositi moduli per il controllo sulla tracciabilità. Secondo i documenti consegnati al catasto, l'azienda si sarebbe occupata del trasporto di rifiuti solo nel 2009, quando in realtà tale attività è proseguita anche nel 2012 e 2013, relegando movimento di terra e demolizioni in secondo piano. Grazie al lavoro svolto da V.R., dalle false attestazioni documentali risultava che l'azienda fornisse un servizio di altro tipo, facendo riferimento al trasporto di sabbia.

In realtà sui camion della ditta si trasportavo rifiuti di ogni genere: materiali isolanti contenenti amianto, eternit, sfabbricidi contenenti mercurio ed altro ancora. In una circostanza era finita nella fossa anche la carcassa di un cavallo. A volte il materiale veniva scaricato al primo angolo della strada, ma nella maggior parte dei casi il tutto avveniva in un terreno di 4 mila metri quadrati, trascurato dai legittimi proprietari per problemi di eredità. Lì finivano i rifiuti, mescolati ed interranti in apposite buche poi ricoperte con l'escavatore, con una discarica dal volume stimato in 6.500 metri cubi. "Operavano senza alcuna protezione - affermano i militari - in un terreno permeabile ed altamente vulnerabile per la presenza di una falda acquifera da cui i vicini pozzi attingono per l’irrigazione delle colture".

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