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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca

Corruzione elettorale: condannato a sei mesi il deputato Roberto Clemente

L'indagine risale al 2015 e sfociò in diversi arresti. Otto mesi di carcere e 800 euro di multa invece la pena decisa dal gup per Salvatore Ingrassia e Antonio Fiorentino. Assolto dall'accusa di peculato Marcello Macchiano

Si è concluso con tre condanne il processo, con rito abbreviato, sui presunti casi di corruzione elettorale avvenuti durante le elezioni del 2012 (comunali e regionali). Il gup ha condannato a 8 mesi di carcere e 800 euro di multa Salvatore Ingrassia e Antonio Fiorentino e a 6 mesi e 600 euro di multa il deputato regionale siciliano Roberto Clemente. Assolto, dall'accusa di peculato, Marcello Macchiano, presidente del Banco opere di carità. 

GLI ARRESTI. Nel 2015 l'indagine Agorà, coordinata dalle pm Amelia Luise e Anna Maria Picozzi e condotta dalla guardia di finanza, sfociò in diversi arresti. Ai domiciliari finirono l'ex presidente della commissione Bilancio all'Ars, Nino Dina (Udc), Roberto Roberto Clemente (rimesso in libertà solo due giorni dopo per un vizio di forma), esponente di Cantiere popolare-Pid, l'ex deputato Franco Mineo (Grande Sud); Giuseppe Bevilacqua, anche lui del Pid che nel 2012 tentò la corsa al Comune ma non venne eletto, e il finanziere Leonardo Gambino.

"SE NON FIRMA NON LO VOTO": LE INTERCETTAZIONI 

Dalle indagini è emerso che non furono gli esponenti di Cosa nostra a cercare i politici, ma l'esatto contrario. In vista della competizione elettorale fu Bevilacqua a cercare i "potenti" per capire le garanzie che possono offrire: i voti da lui racimolati sarebbero poi stati messi a disposizione di Dina, Clemente e Mineo in cambio di finanziamenti per le proprie società e incarichi per alcuni familiari. Alcuni degli indagati dopo gli arresti patteggiarono la pena, altri (Dina e Mineo) sono a processo con rito ordinario.

"Sono amareggiato per la sentenza di condanna. Al di là dei fatti contestati - rispetto ai quali ribadisco la mia totale estraneità - appare a dir poco paradossale che una mera ipotesi di accordo di natura politica - peraltro mai realizzatosi - oggi, nel nostro Paese, venga equiparata ad un reato - commenta Roberto Clemente - . Analogamente, secondo questa impostazione, tutti i candidati sindaci e i loro assessori designati, con le promesse di voto che realizzano - osserva - tra loro in questa campagna elettorale potranno essere passibili del reato di voto di scambio o corruzione elettorale. Confido nei successivi gradi di giudizio per dimostrare la validità delle mie ragioni e la mia innocenza. Attendiamo, dunque, il deposito delle motivazioni per proporre appello".

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