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Cronaca

Coronavirus, test sierologici per aziende e privati: all'appello manca la Sicilia

Con l'avvio della "fase due" diverse regioni, per ultima la Campania, hanno dato la possibilità di fare gli esami del sangue specifici per il Covid-19. Gli imprenditori attendono: "Ci permetterebbe di isolare un dipendente positivo". E qualche laboratorio ha iniziato a fare i primi test "sottobanco"

Dopo due mesi lockdown dovuto alla pandemia del Coronavirus, lo scorso 4 maggio è iniziata la tanto attesa “fase due”. Negli ultimi giorni le varie regioni, sulla scorta delle proprie autonomie, hanno deciso di autorizzare i test sierologici - che consentono di scoprire se ciascuno di noi è entrato in contatto con il virus - anche per i privati. All’appello manca ancora la Sicilia. Attualmente l’accertamento che punta a scoprire la presenza di anticorpi IgG e IgM nell’Isola, come disposto dalla Regione, è previsto solo per alcune categorie (forze dell’ordine, vigili del fuoco, sanitari, operatori delle Rsa). Si tratta però di uno strumento che potrebbe rivelarsi fondamentale - nonostante i margini di errore, la possibilità di non immunizzarsi definitivamente e le varie scuole di pensiero - per avere una mappatura completa. Nonostante non sia consentito, alcuni laboratori però hanno iniziato a fare i primi test pubblicizzando anche sui social l'attività.

Dall’inizio della pandemia “l’arma” per contrastare la diffusione del Covid-19 è stata il tampone rinofaringeo. A decidere se sottoporre o proporre qualcuno per l’accertamento, perlopiù in caso di sintomatologia manifesta, erano e sono i medici di famiglia e gli ospedali pubblici in un continuo e fitto dialogo con l’Azienda sanitaria provinciale. Il campione organico prelevato viene chiuso in una provetta e inviato in uno dei pochi centri accreditati in attesa della coltura necessaria per avere una risposta: positivo o negativo. E con un margine di attendibilità del 96%. Lo scorso 23 marzo la Regione siciliana ha pubblicato una manifestazione d’interesse rivolta ai laboratori da accreditare per l’analisi dei soli tamponi per conto della Regione. A metà aprile l’assessorato regionale alla Salute ha previsto inoltre la possibilità di fare le cosiddette analisi quantitative - i cosiddetti test sul sangue - che consentono di fare la “conta” di IgG (gli anticorpi che ci dicono se il nostro organismo ha risposto all'infezione) e IgM (che invece rivelano se l'infenzione è ancora in corso). Ma solo per alcune categorie.

L'altro grosso problema riguarada gli asintomatici e i pausintomatici, ovvero coloro che manifestano solo lievi sintomi, contagiosi tanto quanto sintomatici, gli unici per i quali è possibile chiedere l'esecuzione del tampone. Le aziende private palermitane più o meno piccole, gli studi professionali e altre attività per le quali è previsto il contatto con il pubblico da giorni chiedono ai laboratori di analisi cliniche di sottoporre i loro dipendenti ai test. "Sapere se fra il mio personale - spiega un imprenditore - c'è qualcuno che ha contratto il virus ci permetterebbe di isolarlo. Non solo per la nostra sicurezza ma anche per quella del resto della popolazione. Perché non darci questa possibilità? Il costo degli esami sarebbe a carico nostro e saremmo ben lieti di farlo, per ripartire senza ulteriori pericoli, contribuendo privatamente alla mappatura della popolazione".

Molte regioni italiane, per ultima la Campania, hanno autorizzato i centri accreditati ad effettuare i test sierologici ai privati. Prima ancora anche Lazio, Lombardia, Piemonte. Da giorni in Sicilia è attesa una circolare dell’assessorato, necessaria per dare il “via libera” ai laboratori di analisi cliniche - che rispettano determinati standard e utilizzano macchinari certificati - per potere eseguire i prelievi di sangue da cui estrapolare i dati su IgG e IgM. Qualcuno ha iniziato a fare il “furbetto” - come accertato grazie ad un giro di telefonate in alcuni punti di accesso che come tanti hanno già acquistato kit e reattivi - nonostante i rischi cui si può andare incontro. Il comma 4 dell’articolo 3 dell’ordinanza regionale numero 7 del 20 marzo 2020 recita infatti: “Per i laboratori accreditati con il Sistema sanitario regionale che dovessero praticare esami non autorizzati secondo le linee guida dettate dall’Istituto superiore della sanità viene avviato il procedimento amministrativo di decadenza dell’accreditamento”.

La circolare attesa nei prossimi giorni dovrà contenere le indicazioni e i protocolli, messi nero su bianco ma in qualche modo anticipati verbalmente dall'assessorato, per i laboratori. Per esempio: come comportarsi con un asintomatico che però ha un alto numero di IgM? La prova del nove sarebbe sempre quella del tampone. I laboratori dovrebbero dunque inviare i risultati delle analisi all'Asp e all'assessorato regionale alla Salute che a quel punto dovrebbe disporre l'ulteriore accertamento per verificare il contagio così da potere isolare il soggetto, evitare la presenza di "mine vaganti" e ignare in giro per la città e frenare ulteriormente la diffusione del virus.

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