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Cronaca

Parlano i medici in prima linea contro il Covid: "La paura superata con passione e resilienza"

L'Ordine degli psicologi di Sicilia ha sentito gli attori della pandemia per vedere da vicino cosa è passato e cosa ancora passa dalla mente dei sanitari così come dei malati. La dirigente medico del reparto di Anestesia del Cervello: "L'ansia maggiore? L'attesa del primo paziente"

"L'apparenza è che sia già distante da noi, invece il Coronavirus si porta ancora dietro strascichi importanti ed è ora, sotto il profilo psicologico, che possono emergere situazioni di disagio fra paure e voglia sfrenata di ricominciare. E fra le persone ancora in prima fila ci sono certamente i sanitari e i pazienti, ancora impegnati giorno dopo giorno nella lotta alla malattia". Lo dice l'Ordine degli psicologi di Sicilia che ha voluto sentire gli attori della pandemia per vedere da vicino cosa è passato e cosa ancora passa dalla mente dei sanitari così come dei pazienti.

"La cosa che più mi ha messo ansia e preoccupazione - racconta la dottoressa Marianna Perfetto, dirigente medico del reparto di Anestesia e rianimazione dell'ospedale Cervello - è stata l'attesa legata all'arrivo del primo paziente Covid. Avevamo paura di non saper gestire la situazione perché ancora sconosciuta e insieme di infettarci. E' stato uno stress che siamo riusciti a contrastare con la passione del nostro lavoro. Parte della paura, nonostante le tante soddisfazioni per i guariti, è rimasta. Qualcuno ha scelto anche di allontanarsi fisicamente dai familiari. Ecco, sono proprio i legami affettivi ad essere mancati di più".

Poi il rapporto con i pazienti, che, racconta il medico, "non hanno avuto modo di guardarci in volto, così come con quello con i familiari, sentiti solo per telefono. E' stata dura ma ci siamo armati di passione e resilienza".

"Come rappresentanti dell'Ordine degli psicologi - conclude il consigliere Calogero Lo piccolo - siamo convinti che, una volta di più mai con tanta evidenza, i vissuti di chi ha attraversato questa fase acuta della pandemia sono stati molto omogenei, senza grandi distinzioni tra curati e curanti, e che la cura di questi vissuti è il compito che ci attende, al di là del dato epidemiologico".  

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