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Cronaca

L'Sos degli infermieri dell'ospedale Civico: "Proteggete anche chi lavora in reparti non Covid"

A lanciare l'allarme è il personale delle aree non dedicate all'emergenza: "Non abbiamo tute e mascherine ma curiamo pazienti che non vengono sottoposti al tampone prima del ricovero. Potrebbero essere asintomatici, rischiamo ogni giorno". L'azienda: "A breve estenderemo i test a tutti i pazienti"

Curare un paziente per giorni, senza tuta e senza mascherina perchè non è considerato un Covid positivo, e ogni singola volta che ci si avvicina per un prelievo o un intervento che richiede un contatto ravvicinato ignorare quella voce interiore che dice di stare attenti perchè non è mai stato eseguito un tampone. E poi, il giorno in cui si manifestano febbre e polmonite, eseguire il test e attendere l'esito con il cuore in gola, aspettare in auto perchè anche se il turno di lavoro è finito non si ha il coraggio di tornare a casa senza sapere l'esito. Senza sapere se si è stati esposti al virus. Ecco cosa hanno vissuto alcuni infermieri del reparto di Neurologia dell'ospedale Civico. Che oggi a PalermoToday chiedono tutele: "Per noi stessi, per i nostri cari, per tutte le persone che possiamo incrociare quando non siamo in corsia. E' opportuno che anche da noi vengano eseguiti i tamponi su tutti i pazienti, non solamente a chi ha un quadro clinico che porta a ipotizzare la positività. O, in alternativa, diano a tutti gli operatori tute, guanti, calzari, mascherine e visiere. Perchè noi che lavoriamo in altri reparti non siamo carne da macello". Dalla direzione del nosocomio fanno sapere che si sta lavorando a una direttiva ad hoc, che dovrebbe vedere la luce nelle prossime ore. Lo scopo è quello di eseguire il tampone su tutti i pazienti per i quali di richiede il ricovero, indipendentemente se siano o meno considerati a rischio.

Chi si rivolge alla redazione preferisce restare anonimo e in una breve pausa lancia quello che suona come un Sos. "In passato non abbiamo mai avuto problemi con i rifornimenti, ma da quando è scoppiata l'epidemia la situazione è mutata - racconta un'infermiera a voce bassa ma con la determinazione di chi chiede solo di potere lavorare in sicurezza -  siamo senza mascherine chirurgiche, per noi non ci sono tute o calzari. E anche i guanti non bastano per tutti. Oggi abbiamo a disposizione sono una scatola. Misura "l". Impossibile lavorare per chi ha le mani piccole. Quindi o li abbiamo come scorta personale o nasce una seria difficoltà. Anche il disinfettante scarseggia. Lo abbiamo fatto presente, ma senza grandi risultati". 

Ad oggi in Neurologia non si sono pazienti positivi al Covid-19. "Non è una garanzia per noi. Un sospiro di sollievo 'a metà' - prosegue - I pazienti che vengono portati qui non sono sottoposti al test preventivamente e noi non siamo equipaggiati. Ci avviciniamo e facciamo il nostro lavoro. I casi sospetti ci sono stati e noi stessi abbiamo eseguito i tamponi. Solo in quel caso abbiamo ricevuto le tute. E chi ha eseguito l'analisi l'ha indossata. Ma che senso ha? Se un paziente si rivela positivo dopo due, tre, quattro giorni di degenza in reparto significa che noi per tutto quel tempo siamo stati esposti. Ma non solo noi. Anche i nostri familiari, le persone che abbiamo incrociato facendo la spesa. I colleghi e i pazienti di altri reparti con cui possiamo avere avuto contatti. Vittime e vettori di contagio allo stesso tempo. Come a Bergamo... Quanti sanitari sono morti lì? Dobbiamo fare gli stessi errori? Alcuni colleghi - racconta - hanno sottoposto un paziente a tampone di notte. Poi c'è stato il cambio turno. Hanno atteso l'esito in auto. Non avevano il coraggio di mettere piede a casa... Per fortuna era negativo. Ma affidarsi alla sorte non è un modo di fare prevenzione".

Per gli infermieri le strade da seguire sono due: "Eseguire i tamponi su tutti i pazienti, indipendentemente dal quadro clinico e dal reparto al quale sono destinati, oppure fornire di dispositivi di protezione tutto il personale. Senza distinzioni".

L'azienda sembra muoversi nella prima direzione. "La sicurezza è prioritaria per noi - dice il direttore generale Roberto Colletti - . Da settimane abbiamo limitato i ricoveri. Eseguiamo solo quelli non rinviabili e, ovviamente, garantiamo le urgenze. Sono stati eseguiti i tamponi su tutti i soggetti a rischio, applicando in modo puntuale le direttive. Stiamo lavorando a un provvedimento in base al quale tutti i pazienti, anche quelli considerati non a rischio, verranno sottoposti al tampone prima del ricovero. Stiamo adottando tutte le misure per la sicurezza del personale, dei pazienti e del nosocomio in generale".

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