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Cronaca Capaci

Si impiccò durante una crisi d'astinenza: condannato il pusher

Il giudice ha condannato a 6 anni il trentenne Gioacchino Meli per spaccio ed estorsione: il 24enne suicida gli aveva dato l'auto (dove c'era anche il cellulare) a "garanzia" del debito che aveva contratto per l'acquisto della droga

Si impiccò durante una crisi di astinenza. E per fronteggiarla non aveva potuto far nulla perché aveva lasciato  l'auto al suo pusher a "garanzia" di un debito contratto per l'acquisto della droga. All'interno della vettura c'era anche il cellulare. Così il giudice Nicola Aiello ha condannato a 6 anni di reclusione e al pagamento di un’ammenda da 20 mila euro il trentenne Gioacchino Meli per i reati di spaccio di stupefacenti ed estorsione. Era lui, infatti, ad avere le chiavi dell’auto (parcheggiata sotto casa propria) del giovane suicida.

Le indagini sono state avviate proprio all’indomani della morte del ragazzo - a soli 24 anni - avvenuta a Capaci nel 2014. La sua fidanzata riferì alcune circostanze agli investigatori e in un secondo momento, di fronte ad alcune fotografie, non esitò a indicare un gruppetto di spacciatori dello Zen come i responsabili del gesto del ragazzo di appena 24 anni. Ma l’istigazione al suicidio non rientra fra i capi d’imputazione contestati a Meli, condannato con il rito abbreviato.

Rinviati a giudizio altri tre giovani imputati - C.M., N.M. e N.M. - per gli stessi reati. Un'altra giovane, L.V., invece dovrà rispondere di favoreggiamento per aver dichiarato il falso nel tentativo di discolpare gli altri o allontanare da loro le attenzioni degli investigatori. Il processo si terrà a maggio presso la quinta sezione penale del tribunale di Palermo in composizione monocratica.

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