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Cronaca Capaci

Capaci, Comune vince ricorso contro Enel: debito si sgonfia da 18 mila a 330 euro

L'Amministrazione si è opposta al decreto ingiuntivo in cui veniva indicata una somma 50 volte superiore a quella corretta. Il Tribunale, dopo aver chiesto una verifica dei rapporti contabili, ha dato ragione al Comune

L'Enel chiede 18 mila euro al Comune di Capaci per la fornitura di energia, ma l’Amministrazione fa ricorso sostenendo abbiano "dato i numeri" e vince. Il Tribunale ha accolto l’opposizione dell’ente che si era visto recapitare un decreto ingiuntivo risalente al 2012 per il pagamento di 17.939,06 euro per il periodo compreso fra il 2007 e il 2009. Il reale debito, però, ammontava ad appena 330,19 euro.

Il decreto ingiuntivo era arrivato su istanza dell’azienda Officine Gestioni Servizi Legali srl, procuratore speciale di Enel Servizio Elettrico spa e Vintage Finance srl. Il Comune, assistito dagli avvocati Giancarlo Pellegrino (nella foto a destra) e Daniela Di Carlo, ha contestato immediatamente e integralmente la somma pretesa dall’Enel, sostenendo che ci fosse un errore sulla cifra da corrispondere.

avvocato giancarlo pellegrino-2Nel corso del processo - spiegano i legali difensori - il giudice designato ha nominato un consulente tecnico per ricostruire tutti i rapporti contabili tra i due soggetti. All’esito della fase istruttoria il Tribunale di Palermo ha accolto le argomentazioni degli avvocati riconoscendo l’efficacia estintiva dei pagamenti effettuati dal Comune e la sussistenza di un debito residuo pari a circa un cinquantesimo rispetto alla cifra indicata sul decreto ingiuntivo.

"Una buona notizia per l’Amministrazione, soprattutto - spiegano ancora gli avvocati - in un momento di forte difficoltà per i comuni siciliani anche a dimostrazione del fatto che talvolta le contabilizzazioni del fornitore dell’energia elettrica, che spesso non si ha l’abitudine di controllare, possono essere efficacemente contestate. Merito anche dei solerti funzionari del Comune di Capaci, l’ingegnere Giuseppe Lo Jacono e il ragioniere Paolo Di Maggio, che non si sono lasciati sfuggire la illegittima ed infondata richiesta".

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