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Cronaca Zisa / Piazza Principe di Camporeale

Palermo ricorda il maresciallo Ievolella, 35 anni fa l’agguato mafioso

Si è svolta in mattinata la commemorazione di uno dei carabinieri migliori passati da Palermo, al quale la stampa diede l'appellativo di "segugio temuto dai boss". Venne ucciso da quattro sicari mafiosi in via Serradifalco

Palermo ricorda uno dei suoi carabinieri migliori, morto perché ritenuto scomodo dalla criminalità organizzata a causa delle sue capacità professionali e investigative. Si è svolta questa mattina, in piazza Principe di Camporeale, la cerimonia di commemorazione del maresciallo maggiore Vito Ievolella, medaglia d'oro al valor civile alla memoria, ucciso per mano mafiosa il 10 settembre 1981 mentre si trovava in auto con sua moglie. Presente, insieme ai familiari del sottufficiale e ai rappresentanti delle più alte cariche istituzionali civili e militari anche il vicesindaco Emilio Arcuri.

L’omicidio risale al 10 settembre del 1981. Ievolella si trovava a bordo della sua Fiat 128, in compagnia della moglie, in via Serradifalco, dove stavano aspettando la figlia Lucia Assunta impegnata con un corso presso una scuola guida. Quattro sicari mafiosi arrivarono a bordo di una Fiat Ritmo, risultata poi rubata, dalla quale scesero per poi fare fuoco sul maresciallo con le loro pistole calibro 7,65. Anche la moglie, finita sotto la raffica di colpi, venne ferite a un sopracciglio.

Fu chiaro immediatamente che l’assassinio del maresciallo Ievolella andava inquadrato in un programma criminale teso all’eliminazione di quanti avessero deciso di opporsi al controllo della mafia sul territorio. "La causa della sua morte - spiegano dal Comando - va ricercata in un’indagine, svolta nel 1980 e finita con un rapporto 'esplosivo' dal titolo 'Savoca più quarantaquattro', all’interno del quale erano state individuate le gravi responsabilità e i loschi affari di personaggi di spicco della mafia dell’epoca, tra cui la famiglia Spataro".

commemorazione vito ievolella-2Ievolella prestava servizio a Palermo dalla sua nomina a vicebrigadiere, prima presso le stazioni di Palermo Duomo e Palermo Centro e dal 1965 presso il Nucleo investigativo del gruppo di Palermo. Il valore e l’impegno nell’attività investigativa gli hanno portato nel tempo sette encomi solenni e quattordici lettere di apprezzamento da parte del comandante generale dell’arma. Da parte della stampa, invece, aveva ricevuto appellativi come "segugio temuto dai boss" e "specialista in casi difficili".

Alla cerimonia erano presenti la figlia di Ievolella, la professoressa Lucia, la nipote del decorato Federica, il generale di corpo d’armata Silvio Ghiselli, il generale di brigata Riccardo Galletta, l’onorevole Giuseppe Lupo, il prefetto vicario di Palermo Giuseppina Scaduto, il vicesindaco di Palermo Emilio Arcuri, il questore di Palermo Guido Longo e il generale di brigata Giancarlo Trotta, comandante provinciale della guardia di finanza di Palermo.

"Il sacrificio del maresciallo Ievolella - hanno dichiarato il sindaco Leoluca Orlando ed il vicesindaco Emilio Arcuri - è una preziosa tessera del ‘Mosaico della memoria’, nonché testimonianza incontrovertibile di una grande e consolatoria verità, pur nel doloroso momento del ricordo luttuoso. Esiste, cioè, una Sicilia che ha il volto dei comuni cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni, che lotta contro la mafia, pur ben consapevole del rischio mortale che corre. Il nome di Vito Ievolella - hanno concluso Orlando e Arcuri - sia da esempio e valga a ricordare a ognuno di noi che la lotta alla criminalità organizzata è compito che riguarda tutti, nessuno escluso, nel proprio vissuto quotidiano".

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