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Cronaca

"Soldi della droga reinvestiti in negozi e moto", sequestro di beni per pusher della Palermo bene

Sigilli al patrimonio, per un valore di 120mila euro, di Stefano Macaluso, arrestato nell'ambito dell'operazione "H24" che ha portato alla luce un'organizzazione dedita allo spaccio di cocaina in città

Beni per un valore di 120mila euro sono stati sequestrati a Stefano Macaluso, 32 anni, arrestato lo scorso 14 febbraio nell'ambito dell'operazione "H24" condotta dalla polizia, che ha portato alla luce un'organizzazione dedita allo spaccio di cocaina in città. Oggi la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha emesso il decreto con il quale ha disposto il sequestro di un negozio di abbigliamento e accessori e una moto, riconducibili a Macaluso.

Le indagini patrimoniali eseguite dall’ufficio misure di prevenzione della questura su Macaluso e i suoi familiari hanno permesso di accertare "una dimensione reddituale così irrisoria e fortemente squilibrata rispetto agli acquisti e investimenti effettuati, da poter ritenere questi ultimi frutto dell’attività illecita connessa soprattutto allo spaccio di sostanze stupefacenti o costituenti comunque il reimpiego dei relativi proventi".

Gli inquirenti lo definiscono come un "soggetto particolarmente pericoloso, incline a delinquere, come testimoniano i precedenti penali che hanno contraddistinto buona parte del suo percorso esistenziale. Annovera una serie di condanne per reati contro il patrimonio, contro la fede pubblica e soprattutto legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, reato per il quale è stato condannato con sentenza della Corte d’Appello, divenuta irrevocabile il 15 marzo 2016, alla pena di anni uno e mesi quattro di reclusione".

A febbraio sono scattate nuovamente le manette ai polsi di Macaluso. "L’attività investigativa permetteva di appurare l’assoluta attualità della pericolosità sociale di Macaluso - spiegano dalla Questura - il quale ha rivestito un ruolo di primo piano nell’attività di smercio della droga in questo capoluogo". Per gli inquirenti era "un punto di riferimento per i vari assuntori, un sicuro fornitore a cui potersi riferire ogni giorno. Un uomo con una disponibilità costante e consistente di sostanza stupefacente capace di soddisfare le esigenze di una domanda sempre in crescita. Un’attività florida per Macaluso e per i suoi complici, capaci di assicurare ai vari assuntori forniture certe di parecchio stupefacente. Un volume d’affari che si aggirava sui 300mila euro con circa 2 chili di droga smerciata e con insospettabili professionisti tra gli acquirenti".

Per comprare la cocaina gli appuntamenti con gli indagati avvenivano anche nelle zone della movida palermitana. La banda assicurava un servizio di consegne a domicilio dello stupefacente attivo h24. "La scelta della custodia cautelare in carcere per Macaluso e i suoi complici - spiegano ancora gli inquirenti - come unica misura idonea ad interrompere la reiterazione delle condotte criminose, la dice lunga sulla consapevolezza raggiunta dal magistrato circa la dimostrazione della professionalità e dell’intensità delle attività di spaccio, nonché del radicato inserimento di Macaluso e dei suoi omplici in un organizzato circuito criminoso a cui abitualmente si rivolge una fitta schiera di assuntori di droghe pesanti".

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