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Cronaca Cinisi

Cinisi, parlano i migranti dell'Opera Pia: "Non vogliamo soldi, ma solo studiare"

Viaggio dentro i centri di accoglienza, travolti delle polemiche dopo le parole del sindaco Palazzolo: "Non abbiamo preso in ostaggio nessun bambino". Un'operatrice: nessun contatto coi bimbi dell'asilo. Ma in paese compaiono striscioni contro gli immigrati

"Abbiamo sbagliato ma non abbiamo toccato nessun bambino". A fare mea culpa per la protesta scoppiata a Cinisi, quasi due settimane fa, è Yvan, uno dei migranti ospite in uno dei due centri d'accoglienza per minori presenti all'interno dell'ex Ipab Opera Pia, struttura che ospita anche un asilo. 

La protesta, portata agli onori della cronaca, qualche giorno dopo l'accaduto, dal primo cittadino Giangiacomo Palazzolo che ha postato sulla sua pagina un video messaggio (poi rimosso) ha suscitato molto clamore. "Una mamma mi riferisce - raccontava nel video il sindaco - che alcuni ragazzi hanno barricato la struttura, con all'interno dei bambini, non consentendo l'ingresso. A causa dei problemi di ordine pubblico sarò costretto a prendere provvedimenti per allontare i ragazzi passando per razzista ma io non sono razzista, è lo Stato che non mi consente di fare una corretta politica dell'immigrazione". 

Sul web in molti hanno parlato di bambini in ostaggio dei migranti, in agitazione perché non hanno avuto il pocket money, 1,66 euro al giorno che la struttura per comodità consegna ogni due settimane ai minori. Le cose però non sono andate proprio così. I carabinieri, intervenuti sul posto, hanno subito smentito il coinvolgimento dei bambini: c'erano ma non hanno avuto contatti con i migranti. Ma nel calderone di internet questa informazione, fondamentale per capire i fatti, è passata quasi inosservata. L'asilo, che adesso si è svuotato, si trova al primo piano dell'Opera Pia ed è quasi completamente isolato dai due centri d'accoglienza che con questi condividono solo l'ingresso principale e una rampa di scale. "Quando i bambini arrivavano a scuola, intorno alle 8, i ragazzi ancora dormivano - racconta un'educatrice - e una volta all'interno delle aule è impossibile per i migranti raggiungerli perché le porte si possono aprire solo dall'interno". Cosa più importante, i ragazzi non avevano nessuna intenzione di fargli del male.

Cinisi, i migranti protestano e l'asilo si svuota

Yvan, che indossa una felpa blu, copre la testa con il cappuccio e ci porta nella sua stanza, una camera con due letti singoli, e chiude la porta. Il suo letto è rifatto ma lui ci tiene a sistemarlo meglio. Poi comincia a parlare a nome di tutti e siccome non conosce ancora bene l'italiano, chiede al compagno di stanza Alphaoumar, più spigliato, di tradurre il suo messaggio dal francese: "Volevamo solo catturare l'attenzione - dice - perché io e lui siamo arrivati qui solo da due mesi e non andiamo ancora a scuola". La mancata consegna del pocket money, non sarebbe dunque il motivo che ha scatenato la protesta o quantomeno non è l'unico: "Non vogliamo i soldi - continua Yvan - vogliamo solo studiare. Prima di arrivare a Cinisi, siamo stati ad Aragona (in provincia di Agrigento) e lì andavamo a scuola tutti i giorni. Non vogliamo stare qui a non fare niente".

Effettivamente i 17 ospiti delle due comunità al momento non vanno a scuola. La maggior parte di loro ha frequentato dei corsi di informatizzazione alla lingua italiana per stranieri all'università, finanziati dal ministero dell'Interno nell'ambito del progetto Fami (Fondo asilo, migrazione e integrazione). "Li abbiamo accompagnati con il nostro pulmino - spiega a PalermoToday Domenico Micale, segretario dell'Opera Pia - che adesso è guasto a causa di un problema alla frizione. Ora le lezioni sono finite". I ragazzi dovrebbero frequentare la scuola ma l'iter burocratico per l'inserimento nelle classi non è ancora stato completato: "Si spera - continua un'operatrice - che entro la fine di ottobre possano frequentare le lezioni a Carini".

asilo opera pia-2Yvan e Alphaoumar sono scappati dalla Costa d'Avorio e dalla Guinea e sono sbarcati a Lampedusa alla ricerca di un futuro migliore. Vale lo stesso per gli altri migranti ospiti a Cinisi: Kalifa, senegalese, sogna di fare il muratore in Italia e, nell'attesa, si diletta a giocare a calcio con i ragazzi del Cinisi Calcio. Cress, della Guinea, parla già abbastanza bene la lingua e vuole fare il biologo. Non disdegna però nemmeno un futuro da calciatore e, per questo, anche lui si allena con i calciatori del Cinisi e gioca pure le amichevoli. Indossa un paio di jeans, una polo a maniche corte e un cappellino del Palermo in testa e sembra già un siciliano. Ci racconta di essere arrivato in Italia da solo e di non avere nessun parente o amico da raggiungere: "Mia mamma fa la commerciante in Guinea ma io voglio studiare biologia in Italia e per farlo devo migliorare la conoscenza della lingua".

Nell'attesa di poter andare a scuola, il sabato insieme agli altri ospiti delle due comunità sfida sul campo, gentilmente offerto dall'imprenditore proprietario della scuola calcio Ground, gli altri migranti presenti a Cinisi e ospiti di due cooperative, 40 in tutto. "Per il momento - ribadisce più volte - mi trovo bene qui. Ho conosciuto delle persone che con me si comportano bene e ho fatto amicizia". "Cinisi è un paese accogliente - aggiunge Micale - e i nostri ragazzi non hanno mai avuto dei problemi in questi mesi. Al contrario alcuni residenti gli hanno fatto dei regali: una signora ha dato una bici a Kalifa e l'ottica Carla ha regalato un paio d'occhiali ad un ragazzo che ne aveva bisogno".

Ieri però le strade di Cinisi sono state tappezzate da striscioni di Forza Nuova che riportano la scritta "I bambini non si toccano, fuori gli immigrati". Due sere fa, inoltre, alcuni militanti di Azione Talos Palermo hanno distributo ai passanti, in piazza Vittorio Emanuele Orlando, dei volantini per "fermare il centro d'accoglienza fuori controllo chiedendone la chiusura e facendo chiarezza sul business che i gestori del centro hanno messo in piedi". E' già la seconda volta che accade. Venerdì scorso, sempre Azione Talos, ha firmato uno striscione comparso in piazza nel quale incitava alla violenza invitando i cittadini a difedere la propria casa. E' doveroso quindi scrivere, nero su bianco, che nessun immigrato presente a Cinisi, ad oggi, ha mai toccato né un bambino né un adulto.

sala comune opera pia-2

Così come torna utile spiegare che non esiste nessun business sui migranti, almeno a Cinisi. "L'Opera Pia riceve 45 euro al giorno per ogni migrante che è obbligato a prendere in carico, noi - prosegue Micale - non ci possiamo rifiutare di accoglierli e la cifra che riceviamo per gestire tutte le spese non basta per affrontarle: dobbiamo sostenere i costi di vitto, alloggio, vestiario, del personale, oltre alle spese straordinarie e al pagamento dei pocket money". Altro che progetti d'inclusione, per poterli realizzare bisogna aspettare: "E' stato approvato un decreto legge che stanzia dei fondi per questo e presto verranno fatti dei bandi per attingere ad essi", spiega Manfredi Vitello, un volontario dell'Opera Pia. 

Il costo del personale è alto: "Abbiamo l'obbligo di applicare il contratto degli enti locali - spiega Micale - che, a differenza del contratto delle cooperative, ha un costo più alto. Fino a pochi giorni fa la struttura si reggeva quasi completamente sui volontari. Dal 22 settembre, invece, tre educatori sono inquadrati con contratti a termine". Attualmente, sono i volontari della Protezione civile ad occuparsi della sorveglianza: si alternano sia di giorno che di sera. Alle 23 le porte dell'Opera Pia si chiudono ed entro quell'ora i ragazzi hanno l'obbligo di rientrare all'interno della struttura. Le regole non sono finite qui: i migranti devono rifarsi il letto quando si svegliano, tenere in ordine le loro stanze e lavare i piatti dopo i pasti. Il pranzo, preparato da una cuoca è fissato alle 13, mentre si cena alle 20. "Noi rispettiamo le regole del centro - precisa ancora una volta Alphaoumar - e non vogliamo creare problemi ma vogliamo studiare, non voglio stare tutto il giorno ad usare questo (ed indica il cellulare)". Ognuna delle due comunità, dove i migranti sono ospiti, è munita di una sala ordinata e pulita dove i ragazzi, oltre a mangiare, possono guardare la televisione, leggere un libro o fare dei giochi da tavola. Gli educatori trascorrono molto tempo dialogando con loro per insegnargli la lingua e dargli anche un supporto psicologico. Ma riempire le giornate, senza fare delle attività programmate, resta difficile. 

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