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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Verso la comunione anche per i divorziati: chiesa siciliana a una svolta

I vescovi dell'Isola hanno siglato il documento "La via della Chiesa siciliana all'Amoris Laetitia". Il testo vuole aiutare i sacerdoti a gestire il desiderio, di chi ha un matrimonio fallito alle spalle, di avvicinarsi ai sacramenti

"La via della Chiesa siciliana all'Amoris Laetitia": così, con un documento in 14 cartelle la chiesa siciliana segue gli "Orientamenti pastorali. Accompagnare, discernere, integrare la fragilità secondo le indicazioni del capitolo VIII dell'esortazione apostolica di Papa Francesco post-sinodale". I vescovi delle diciotto diocesi siciliane aprono, di fatto, alla comunione anche ai divorziati risposati, come esito di un "percorso profondo di accoglienza, cura e discernimento personale e pastorale". Il testo affronta una questione particolarmente complessa e vuole "aiutare i presbiteri e gli operatori pastorali nel prendersi cura dei fratelli e delle sorelle che desiderano percorrere un cammino di grazia e di verità".

La prima novità di Amoris laetitia, "è lo sguardo sulle situazioni concrete": "Sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione. Nessuno può essere condannato per sempre, perchè questa non è logica del Vangelo!". Una seconda novità è conseguenza di un altro principio enunciato nella Evangelii Gaudium: "Non possiamo attenderci norme uniche per ogni situazione, ma sarà necessario un discernimento lungo il tempo tra le diverse situazioni, che non chiuda a priori o per decreto la possibilità della comunione ecclesiale ad alcuno, tenendo conto di diversi livelli di complementarità: tra discernimento personale e pastorale. E non è di poca importanza quanto Papa Francesco afferma: "L'Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli".

I sacramenti, avvertono i vescovi, sono strettamente connessi con la vita: pertanto, poichè la vita coniugale odierna non è esente dai mutamenti epocali, i sacramenti non rimangono estranei a questi, e particolarmente il matrimonio. La cura pastorale dovrà, perciò, seguire percorsi nuovi, attenti alle nuove situazioni in cui si trovano uomini e donne battezzati, nei legami che contraggono. Da tempo assistiamo alle dolorose ferite cui questi mutamenti danno talvolta origine, nei quali si evidenzia una più acuta fragilità. A fronte dell'innumerevole varietà delle situazioni, "si esige un responsabile discernimento, affidato, soprattutto, ai presbiteri e ai laici impegnati nel sostenere il cammino di persone che vivono situazioni di fragilità".

Le formulazioni aprono con cautela a un'eventualità di accesso ai sacramenti, che si colloca solo nel luogo dialogico del discernimento: non è una norma canonica, ma l'eventuale esito di un cammino, frutto di discernimento e di maturazione personale e pastorale. Il tentativo d'integrazione ha il fulcro nella pratica del discernimento, che avviene a più livelli, personale e pastorale. Il discernimento non è un atto istantaneo (non può isolversi nella domanda di accesso ai sacramenti, magari in occasioni particolari). L'accompagnamento e il discernimento sono condotti fino in fondo, per la strada della misericordia.

Compito principalmente dei presbiteri è accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento, secondo l'insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del vescovo. Dentro questo contesto di accompagnamento e discernimento il Papa sottolinea che "non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta "irregolare" vivono in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante": In alcune circostanze, pertanto, riguardanti i divorziati risposati "secondo la valutazione del confessore e tenendo conto del bene del penitente, è possibile assolvere e ammettere all'Eucaristia, anche se il confessore sa che si tratta per la Chiesa di un disordine oggettivo. Tuttavia, deve essere chiaro che se "qualcuno ostenta un peccato oggettivo come se facesse parte dell'ideale cristiano, o vuole imporre qualcosa di diverso da quello che insegna la Chiesa, ha bisogno di ascoltare nuovamente l'annuncio del Vangelo e l'invito alla conversione". "Il discernimento deve essere orientato a favorire anche una maggiore integrazione dei battezzati, che sono divorziati e risposati civilmente, nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica dell'integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale. La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate. Questa integrazione è necessaria pure per la cura e l'educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti". 

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