"Pizzo a 5 avvocati per le famiglie dei carcerati": il pm chiede il processo
Pietro Urso, pregiudicato e arrestato a luglio con l'accusa di tentata estorsione aggravata, non avrebbe bussato soltanto alla porta di Nino Caleca e Roberto Mangano. Nel mirino anche altri legali. Ora inizierà un primo dibattimento: intanto la Procura ha chiuso un'inchiesta più vecchia
Si era presentato negli studi di cinque noti avvocati palermitani, in pieno centro, per chiedere il pizzo: all'ennesima "visita" fu arrestato in flagrante. Protagonista Pietro Urso, pregiudicato. Avrebbe bussato alla porta di Nino Caleca e Roberto Mangano, professionisti assai conosciuti, presentandosi come "signor Lucchese" e spiegando che già altri avvocati in passato avevano pagato. Ma avrebbe tentato di estorcere anche altri legali. Dopo una complessa indagine - si legge sul Giornale di Sicilia - il sostituto procuratore Alessia Sinatra ha chiesto al gip il rinvio a giudizio dell'uomo.
In queste settimane inizierà un primo dibattimento ma ora la Procura ha chiuso un'inchiesta più vecchia e complessa, partita con gli esposti dei penalisti. Tra le presunte vittime c'è anche Ennio Tinaglia. Nel 2008 Urso si sarebbe presentato nel suo studio per chiedere il solito pizzo, sempre con lo stesso stratagemma. Le altre denunce sono state successivamente accorpate in un unico procedimento.
Urso nelle scorse settimane si è presentato anche nello studio degli avvocati Caleca e Mangano chiedendo "soldi per le famiglie dei carcerati". E non mollava nonostante gli iniziali dinieghi. Sì, perché già la prima volta era stato cacciato in malo modo. I due professionisti senza troppi giri di parole e senza alcuna intenzione di farsi intimidire, avevano fatto capire al "signor Lucchese" che era meglio cambiare aria. La seconda volta Urso è stato filmato a sua insaputa e denunciato ai carabinieri. E infine, la terza volta, a luglio, è stato pizzicato in flagrante. E quindi arrestato con l'accusa di tentata estorsione aggravata.
