Picchia la moglie per andare a giocare alle slot machine: arrestato al Cep
In manette un venditore ambulante di 63 anni, volto noto alle forze dell'ordine. I carabinieri sono intervenuti per fermare una lite violenta in un appartamento
Picchia la moglie per giocare alle slot machine e comprarsi da bere. Un venditore ambulante di 63 anni (L.P.F. le iniziali) volto noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato dai carabinieri. E' successo al Cep giovedì sera: una segnalazione telefonica al 112 ha attivato l'intervento di una gazzella per fermare una lite violenta in un appartamento. Giunti sul posto i carabinieri hanno trovato un uomo che, contrariato per l’arrivo degli uomini in divisa, iniziava ad insultare i condomini urlando: “Qualche cornuto e sbirro non si fa i c... suoi".
Nel frattempo è giunta la moglie che, tra le lacrime, ha invitato i militari ad entrare in casa, raccontando un passato di violenze e soprusi. "L’uomo - è la ricostruzione operata dai carabinieri - a causa della sua dipendenza dall’alcol era diventato molto violento, tant’è che l’ultimo decennio era stato per la donna un vero e proprio calvario con botte e minacce all’ordine del giorno. Il culmine si era verificato sei anni prima, ovvero, quando lei aveva iniziato a percepire una piccola pensione d’invalidità, che il marito ha sperperato tra alcol, slot machine e gratta e vinci".
Aperta la porta di casa, la donna ha mostrato ai carabinieri la cucina e la camera da pranzo, dove pochi minuti prima si era consumata l’ultima aggressione; stanze in disordine con cocci di vetro in terra e cibo riverso sui mobili e sul pavimento. L’uomo - a detta della vittima - giovedì sera avrebbe preteso 100 euro. Al rifiuto della moglie era andato su tutte le furie, lanciandole contro degli oggetti e minacciando di ucciderla, spingendole con forza contro il torace un cacciavite. Quindi la donna si è rifugiata in bagno. "E' inutile che chiami i carabinieri - sarebbe stato l'avvertimento del marito -. Loro lo sai cosa mi fanno? Possono solo...". L'uomo è stato accompagnato prima in caserma, e poi al “Pagliarelli” dopo la convalida degli arresti. L'autorità giudiziaria gli contesta sia la tentata estorsione che le lesioni personali.