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Cronaca

Allarme dei sindacati: "No alla cassa integrazione per i lavoratori della Rap"

Fp Cgil, Alba Cub e Fesica Confsal: "L’attivazione di questa procedura, oltre a costituire un pericolosissimo precedente, inciderà, contrariamente a quello che potrebbe apparire adesso, su tutta la popolazione aziendale"

Le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Alba Cub e Fesica Confsal hanno appreso che nelle ultime ore la Rap sarebbe giunta ad un accordo con alcune Rsu aziendali, in merito alla messa a riposo, con accesso alla cassa integrazione in deroga, di alcune unità lavorative della Rap. "Durante, invece, l’incontro sindacale avvenuto in videoconferenza lo scorso martedì 14 aprile - dicono le organizzazioni - avevamo esplicitamente contestato il metodo, ancor prima del merito della questione, registrando una condotta antisindacale da parte dell’azienda. Infatti, così come è stato dichiarato in quel tavolo, l’azienda avrebbe dovuto cogliere l’occasione per ripristinare il giusto livello di democrazia e di condivisione dei temi di interesse comune, convocando un tavolo unitario con tutti i rappresentanti dei lavoratori, tenendo per altro presente che le questioni relative allo stato di crisi aziendale, che incidono quindi sui livelli occupazionali, sono di norma prerogativa delle segreterie territoriali delle organizzazioni sindacali e non delle rsu. Ribadiamo l'assoluto rifiuto a qualsiasi forma di cassa integrazione per i dipendenti Rap".

Attraverso una nota Fp Cgil, Alba Cub e Fesica Confsal fanno sapere che "la Rap tenta di accedere alle procedure di cassa integrazione senza avere dichiarato uno stato di crisi aziendale. Solo un paio di mesi fa l’Amministrazione comunale e gli stessi amministratori di Rap dicevano di avere un organico sottostimato in virtù delle 600 persone in meno che in questi 5 anni sono andati via dall’azienda, e dichiaravano di avere i conti in ordine. La Rap a nostro avviso rischia seriamente che la domanda di cassa integrazione venga rigettata dall’Inps. L’attivazione di questa procedura, oltre a costituire un pericolosissimo precedente, inciderà, contrariamente a quello che potrebbe apparire adesso, su tutta la popolazione aziendale, infatti, ad esempio, farà inserire l’azienda nella lista di quelle “a rischio”, inficiando così la possibilità a tutti i lavoratori di accedere al credito finanziario per i prestiti personali quali le deleghe e le cessioni del quinto sullo stipendio; e quelle società finanziarie che, invece, continueranno a prestare i soldi lo faranno a tassi di interessi tutto meno che vantaggiosi".

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