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Cronaca

Lettera dall'inferno: "Torturato al Pagliarelli dai secondini, ora mi ammazzo"

L'incubo di Aldo Cucè, detenuto di 27 anni, che ha raccontato al padre le angherie e le percosse: "Sbattuto e trascinato contro gli spigoli e tenuto nudo in cella. I maiali vengono trattati meglio". Fatti denunciati ai carabinieri, alla Procura della Repubblica e al Dap di Roma

"Mi sbattono contro il cancello in ferro e contro i muri trascinandomi come un sacco facendomi sbattere contro spigoli e sporgenze. Temo per la mia incolumità. Aiutatemi, sono disperato. E' urgentissimo". A parlare, anzi, a scrivere, è Aldo Cucè, 27 anni, detenuto nel carcere di Pagliarelli per stalking. Il giovane ha inviato una lettera disperata al padre (foto in basso) denunciando continue aggressioni sia fisiche che psicologiche nei suoi confronti. Le accuse - rivolte ai secondini dell'istituto penitenziario palermitano - sono gravissime. Il padre - Mauro Cucè - ha raccolto il lunghissimo sfogo del figlio: una busta con 23 pagine scritte a stampatello. I fatti sono stati denunciati ai carabinieri, alla Procura della Repubblica e al Dap di Roma.

Ci sono momenti in cui arriva il sole attraversa le sbarre e scalda il cuore. Momenti che Aldo ha dimenticato da un po'. Minacce, percosse, torture. "Un secondino stressato forse da problemi familiari si è sfogato con me", racconta il giovane nella lettera. E poi ancora: "Mi hanno tenuto in cella nudo, senza scarpe, né federe o lenzuola. Non c'era neanche il bagno. I maiali sono trattati meglio". Cucè racconta torture di gruppo: "I colpi contro muro e spigoli e la forza con cui mi tiravano e sbattevano sono stati tali da farmi mancare il respiro". 

LETTERA CUCE'-2Il ragazzo si sfoga: "Il carcere Pagliarelli non serve a rieducare ma a formare i criminali per torturare sia fisicamente che psicologicamente, a istigare ai suicidi. Infatti da quando sono qui dentro ho visto più morti impiccati che fuori in libertà. E qua c'è un commissario che partecipa alle violenze...". Accuse pesantissime. "I secondini fanno gruppo tra di loro e agiscondo quando non ci sono altri detenuti che possono fare da testimoni - attacca Cucè -. Io voglio studiare e avere la possibilità di lavorare. Cosa ci sto a fare qua se il carcere mi ha insegnato a essere più violento? Se continuano così mi tolgo la vita. Aiutatemi, non ce la faccio più".

Non ci sta Stefano Giordano, avvocato penalista, e presidente di Antigone, associazione non governativa con sede centrale a Roma che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale: "Aspettiamo le autorizzazioni per andare a parlare con il ragazzo - dice a PalermoToday -. Chiederò subito un incontro con la direttrice del Pagliarelli, Francesca Vazzana per chiarire questa situazione".

Proprio negli scorsi giorni il deputato del Pd all'Assemblea regionale siciliana, Pino Apprendi, ha incontrato una delegazione di detenuti in rappresentanza dei 350 in sciopero della fame. Gli ospiti del carcere chiedono, fra le altre cose, di potere fare la doccia con regolarità, incontrare i familiari in un ambiente riscaldato e avere la possibilità di un contatto telefonico con i figli con meno di dieci anni". Giordano non usa troppi giri di parole. "E' inutile negarlo - dice il presidente di Antigone - da lì dentro arrivano segnali allarmanti. E' bene ragionare insieme per capre cosa sta succedendo, purtroppo non possiamo fare altro. Al Pagliarelli sta esplodendo il malcontento: questi segnali non vanno strumentalizzati ma neanche sottovalutati. La situazione sta degenerando".

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