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Cronaca

"Attenzione sta uscendo il nostro amico Sbirulino": Ultimo racconta la cattura di Riina

Il colonnello Sergio De Caprio - a Non è L’Arena di Massimo Giletti, su La7 - ha raccontato le fasi di quello che è diventato uno degli arresti più famosi della storia: "Per noi il Capo dei Capi era un uomo che aveva perso"

Vikingo, Ultimo, Sbirulino, Ombra. Sono i nomi in codice che raccontano uno degli arresti più famosi della storia. A parlare in tv è il colonnello Sergio De Caprio, detto anche Capitano Ultimo e noto soprattutto per essere l’uomo che ha arrestato il capo dei capi Totò Riina nel gennaio del 1993. Ultimo è intervenuto a Non è L’Arena di Massimo Giletti su La7.

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Volto coperto, accento toscano. Ecco il racconto di quella mattina ormai consegnata alla storia. "Ero con Vikingo quando catturammo Totò Riina - ha detto - cercavamo di restare invisibile nella stradine vicino a viale Regione Siciliana. Aspettavamo sempre, nel frattempo passavano i minuti e i secondi. A un certo punto dal furgone in cui stazionavamo, il nostro appuntato, Ombra, ci ha detto che stava uscendo Sbirulino, che era il nome in codice per chiamare Totò Riina. Molto lucidamente abbiamo controllato se c’era una struttura militare avversaria. Al semaforo due macchine davanti, due macchine dietro. Abbiamo stabilito chi apriva lo sportello di destra e chi quello di sinistra, e lo abbiamo catturato, insieme a Biondino. Poi lo abbiamo fatto salire in auto e siamo andati in caserma".

Giletti a quel punto incalza Capitano Ultimo e gli domanda: "Quando ha guardato  negli occhi Totò Riina, detto da tutti il Capo dei Capi, cosa ha provato?". Secca la risposta di Capitano Ultimo: "Era un prigioniero per noi, era un uomo che aveva perso".

Ultimo ha sempre sostenuto che la responsabilità della mancata perquisizione alla villa in cui viveva Totò Riina va attribuita alla Procura di Palermo all’epoca guidata da Giancarlo Caselli. Eppure per la scelta di non perquisire – proposta dai carabinieri e accettata dalla Procura – Ultimo è stato inquisito per anni.

Nelle scorse settimane De Caprio era tornato sotto i riflettori della cronaca perché a distanza di venticinque anni dall'arresto di Totò Riina, è rimasto senza scorta. Dal 4 settembre infatti non ha più diritto all'auto blindata di cui si è servito nel corso di questi ultimi anni. E sui social era scattata subito la polemica. Era stato lo stesso Ultimo, alla vigilia della perdita della tutela, a sfogarsi con una serie di tweet corredati dall'hashtag "#no mobbing di Stato". "La mafia di Bagarella e di Riina non sono più un pericolo. Cara mamma, c'era una volta la sicurezza dei cittadini", si è sfogato il Capitano Ultimo protestando contro la revoca della sua scorta effettiva a partire da oggi.

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